CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 24 maggio 2020

VIAGGIO IN ALASKA (21)



















Precedenti capitoli:

Di un mondo contraffatto (19/20)

Prosegue con...:


Un ricordo di un amico sincero... (22)














(nella giornata e per ogni giornata ai Parchi dedicata)















…Anni fa John Muir scrisse ad un amico…

…Sono irrimediabilmente e per sempre un alpinista… la civiltà del presunto progresso è una lieve febbre, inizia con una leggere influenza poi diviene universale pandemia; nonostante tutta la malvagità che mi è stata lanciata contro non mi ha offuscato i gelidi occhi, mi preoccupo di vivere solo per vederli riflessi nello sguardo della fredda bellezza della Natura… che similmente specchiandosi nei miei parla e detta l’eterna sua Poesia…   

Con quale gloria ha adempiuto la promessa della sua perenne aspirazione: la Natura! 



All’ombra della propria solitaria fama che conduce dal Sentiero fino alla sua porta, rimase sempre un modesto incontaminato alpinista. Gli spiriti affini, i maggiori dei suoi tempi, lo cercarono anche nella sua baita di montagna e si sentirono onorati della sua amicizia.

Ralph Waldo Emerson lo esortò a visitare Concord e a riposare un po’ dallo sforzo dei suoi studi solitari nella Sierra Nevada. Ma nulla poteva allontanarlo dai problemi glaciali dell’alta Sierra; con interesse appassionato ha mantenuto il suo compito.



La grandiosità di queste forze e i loro gloriosi risultati,

…scrisse una volta,

 Mi sopraffanno e si impossessano dell’intero mio Essere. Svegliarsi o dormire in questi luoghi meravigliosi ove Sogno e realtà si confondono, non concedendo riposo. Nei Sogni - quasi come un veggente - leggo sfocati fogli di remota glaciale prima scrittura scolpita sulla Terra, così come la Natura intera parla e crea. Seguo linee di scissione fra una pagina e l’altra, un tomo e l’altro, faccio fatica, talvolta, eppure ne comprendo interpreto e traduco immediatamente con l’Anima-Mundi dedotta dalla roccia... a cui apparteniamo…

Nel 1879 John Muir andò in Alaska per la prima volta.




I suoi stupendi vivi ghiacciai suscitano il suo illimitato interesse, poiché gli hanno permesso di verificare le teorie sull’azione glaciale rapportata all’ambiente. Torna ieri come oggi su questi grandiosi paesaggi ove la Natura irrimediabilmente corrotta.

Il più grande dei ghiacciai d’Alaska porta il suo nome.

Dopo questo viaggio in Alaska, John Muir trascorre gli ultimi mesi di vita nella salvaguardia dal ‘nascente progresso’ con tutte le conseguenti devastazioni che questo saprà apportare… e non solo nella sua amata valle.




Leggiamo qualcosa dal suo libro…

Ho fatto molte brevi escursioni lungo la costa fino a Nanaimo, a Burrard Inlet, ora capolinea della Canadian Pacific Railroad, a Puget Sound, su Fraser River a New Westminster e Yale ed ovunque sempre incantato dallo scenario selvaggio che mi si prospetta come il grande libro della Natura intera.

La più stimolante di queste ed anche la più difficile da lasciare dopo averla vista, è la regione di Puget Sound, famosa in tutto il mondo per le meravigliose foreste di alberi giganteschi intorno alle proprie rive. L’intero scenario è maestoso: ampie distese fluviali si estendono tra meravigliose curve attorno a baie e promontori sporgenti, aprendosi qua e là in sfumature e tonalità di quadri persi per sempre nella propria immacolata incorrotta bellezza…




La specie che costituisce la maggior parte dei boschi di questa zona è l’abete rosso Douglas (Pseudotsuga douglasii), uno dei più grandi tra i giganti occidentali. Un esemplare che ho misurato vicino ad Olympia era di circa trecento piedi di altezza e dodici piedi di diametro a quattro piedi da terra. È un albero ampiamente distribuito che si estende verso nord attraverso la Columbia Britannica, verso sud attraverso l’Oregon e la California, e verso est fino alle Montagne Rocciose. Il legname viene utilizzato per la costruzione navale ed edilizio… Nei mercati del legname della California è noto come pino dell’Oregon; nello Utah dove è comune sulle montagne Wahsatch, si chiama pino rosso. In California, sul versante occidentale della Sierra Nevada forma, in compagnia del pino giallo, del pino zuccherato e del cedro incenso, una catena abbastanza ben definita ad un’altezza da tre a seimila piedi sopra il mare…




Per gli amanti della pura Natura selvaggia l’Alaska è uno dei paesi più meravigliosi del mondo e nessuna escursione di cui io sia a conoscenza può essere fatta in qualsiasi altra regione talmente bella in cui un’abbondanza meravigliosa di nobili paesaggi sia così affascinante come durante il viaggio attraverso l’Arcipelago Alexander a Fort Wrangell e Sitka.

Guardando dal ponte del piroscafo si è trasportati senza eccessivi travagli o imprevisti su calme acque blu attraverso le innumerevoli isole ricoperte di foreste.




Giorno dopo giorno con il bel tempo ci siamo goduti un vero magico paese nella propria immacolata selvaggia bellezza, che mai prima d’ora avevo contemplato, assorbito da uno scenario irrimediabilmente bello oltre ogni possibile descrizione dipingere quadri unici, un  grande Parco da fare con linee ben tracciate e marcate,  superbo museo della Natura: un lago nel bosco, un prato del ghiacciaio o una cascata nella sua valle, unite in un vasto esteso panorama dipinto dal grande maestro delle montagne, con una prospettiva dominante dopo averla assaporata arrampicati da un’altezza all’altra sopra le foreste.




Per quanto possiamo essere tentati, e più o meno raccontando immagini composte e dipinte dalla Natura, di riproporla nella sua essenza mai riusciremo nell’opera, giacché in questi paesaggi costieri c’è un’espansione così indefinita e dominante, una tale moltitudine di caratteristiche senza apparente ridondanza, le cui linee  sfumano delicatamente l’una nell’altra in infinita successione, mentre tutto è così bello, così tenero, così etereo, che ogni lavoro di penna sembra irrimediabilmente inutile. Tracciando splendenti Sentieri attraverso fiordi e suoni, oltre foreste e cascate, isole e montagne e promontori lontani e azzurri, sembra che dovremo sicuramente raggiungere il paradiso dei Poeti, la dimora dei Beati.




La più interessante delle brevi escursioni che abbiamo fatto da Fort Wrangell è stata quella sul fiume Stickeen fino al porticciolo della navigazione a vapore. Dal monte Sant’Elia, la fascia costiera si estende in un’ampia e alta catena oltre il confine meridionale del territorio, squarciata da stupendi canaloni, ad ognuno dei quali corrisponde un vivace fiume, sebbene la maggior parte di questi sia relativamente corto, poiché le loro fonti più alte giacciono nelle solitudini ghiacciate nel raggio di quaranta o cinquanta miglia dalla costa. Alcuni, tuttavia, di questi flussi schiumosi e ruggenti – l’Alsek, il Chilcat, il Chilcoot, il Taku, lo Stickeen e forse altri - si spingono oltre il raggio con alcuni dei rami sud-occidentali del Mackenzie e dello Yukon…

Dei numerosi ghiacciai, un centinaio o più, che adornano le pareti del grande fiume Stickeen Cañon, questo è il più grande. Trae le sue sorgenti dalle montagne innevate entro quindici o venti miglia dalla costa, si riversa attraverso un cañon relativamente stretto di circa due miglia di larghezza in una magnifica cascata, e si espande in un ampio ventaglio di cinque o sei miglia di larghezza, separato dal fiume Stickeen dalla sua ampia morena terminale, bordata di abeti rossi e salici.




Intorno alla curva meravigliosamente disegnata della morena scorre il fiume Stickeen, evidentemente spinto dal ghiacciaio fuori dal suo corso diretto. Sul lato opposto del cañon un altro ghiacciaio un po’ più piccolo, che ora termina a quattro o cinque miglia dal fiume, una volta era unito da un lato all’altro con il ghiacciaio maggiore, sebbene all’inizio entrambi fossero affluenti del principale ghiacciaio dello Stickeen che un tempo riempiva l’intero Grand Cañon.

Ebbene il grande fiume ed il suo Spirito mi hanno fatto dono di un grande indimenticabile amico, nessuno può sperare di svelare le linee dei suoi antenati. In tutta la tribù di cani meravigliosamente mista e variegata non ho mai visto nessuna creatura molto simile a lui, anche se in alcuni dei suoi movimenti e gesti sleali, morbidi e scivolosi, ricorda la volpe. Ha zampe corte e robuste, il suo pelo, sebbene liscio, è lungo e setoso e leggermente ondulato, in modo che quando il vento alle sue spalle si increspa lo fa sembrare arruffato. A prima vista l’unica caratteristica evidente è la bella coda, al pari di uno scoiattolo. Ad un esame più attento potresti notare le sottili orecchie sensibili e gli occhi acuti, intelligenti.













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