CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

venerdì 25 settembre 2020

L'ORIENTAMENTO (5)

 










Precedenti capitoli:


Il vento si farà lupo il mare sciacallo (4/1)  [per una visione sulla democrazia]


Prosegue con la conseguente...:


Perdita di 'orientamento' (7)  &  l'Orientamento del branco (8)







Il disastro delle balene alla deriva in Australia, uno dei tanti uno dei troppi a conferma di valori sfalsati (taluni addirittura invisibili ai nostri occhi) da innumerevoli fattori che influiscono sull’equilibrio bio-chimico quale orologio dell’orientamento su cui si muovono questi grandi cetacei, e non solo loro, comporta l’analisi ed i termini di ‘come e cosa’ si manifesta tale prerogativa istintiva, quindi la propria denominazione nella parola che la specifica, pur limitata nel senso specificato: la parola qual gesto e capacità di unione e richiamo (comune nel vasto mondo animale e natura da cui deriviamo), ma in apparenza, se pur articolata ed evoluta,  in realtà chiamata a specificare una entità ‘superiore’ quindi limitata nella propria funzione.

 

Il Discorso esplicita i termini pur non rilevabili dallo stesso, esplicita come un ‘grido’ pur rimanendo al di sotto dell’istinto che lo ha motivato, perché come direbbe il Filosofo, posti nella logica discorsiva confacente con il proprio tempo sottratto, nella dubbia equazione ricavata, ai globali termini discorsivi ricavati nell’intero arco evolutivo in cui per ultima la parola nata.

 

Ciò equivale anche per il Tempo dato in ugual spartito dell’intero Universo, giacché la nostra minuscola frazione di appartenenza, come una più estesa grammatica quale matematica e/o metafisica, equivale all’ultimo istante di Tempo detto.

 

Alla medesima funzione e proporzione, e non solo matematica, si attesta il Principio discorsivo, pur non conoscendo, o meglio, avendo ricchezza di consapevolezza dell’immateriale donde e perché nato, quale equivalenza di un Primo Atto cogitante sottratto, però, all’intero ‘atto discorsivo’ cogitato che ne vorrebbe svelare la certa appartenenza.

 

Questa la grande presunzione dell’uomo.

 

Il vero peccato originale!

 

Quindi si parla di ‘orientamento’ pur non avendo piena cognizione di causa dell’istinto con il quale la Vita in Terra manifesta una superiore connessione nei primordiali valori specificanti quale univoco metro di misura nella grammatica in cui rilevati, ma certamente non del tutto compresi e adottati quale comune ‘parola’ cogitata dall’inizio della stessa…

 

Al meno che, il Primo Cogitante non esplicita ‘atto  parola e pensiero’ in forme che l’atto del nostro principio discorsivo esclude a priori quali veri e sani valori, facendo del primo principio da cui successivamente la parola, una subordinata negazione alterando ed avvelenando ciò da cui e perché nata.

 

Da ciò cosa ‘superiore’: la finalità discorsiva della parola mutata in esteso umano orientamento, o ciò da cui proveniamo quale costante simmetrico ‘orientamento’ connesso con la Vita?

 

Con la Natura.

 

Se solo Filosofi ecologisti ed economisti si misurassero su tal principio nel cogitare l’atto cogitante avremmo maggiore assennatezza e dovuto orientamento.

 

 Esplicitata tale premessa circa l’orientamento; fra cui sicuramente e non per ultimo la capacità dell’uomo di modificare determinati valori di equilibrio quale condizione di perdita dell’Ambiente per cui questi esseri, dal mare al cielo, capaci di percorrere centinaia di chilometri per i loro fabbisogno, per la loro secolare sopravvivenza, rendendoli una sol cosa con la Terra ed i principi regolatori, anche e soprattutto quelli del tutto invisibili all’umana percezione.

 

L’orientamento sotto certi aspetti il meno conosciuto e rilevabile in ogni specie animale quale diretta connessione con l’intera Natura, risiede appunto nell’innato istinto genetico, superiore all’umano, quindi l’orientamento, assieme ad altri ‘sensi’, quali ‘pensieri’ ‘parole’ e ‘atti’, privi dicono di intelligenza alcuna, pur scrivendo un grandioso geroglifico e univoca Parola e atto di Dio. Quindi gli Animali quali strofe del Suo grande spartito con cui scritta musica armonia e sinfonia dell’intera Opera.

 

Nell’antichità quando il genere umano pur vivendo nella costante paura godeva di maggiore armonia con il senso della Natura, il rapporto con ogni specie, pur non profondo come nell’odierna conoscenza, conservava una innata armonia, quasi un sottinteso reciproco rispetto, come se il minor grado di evoluzione avesse in un certo senso accorciato le distanze, suggellando rapporti di reciproca comprensione e comunione.

 

Addirittura possiamo ‘leggere’ in notevoli studiosi della ‘musicalità’ dell’intera Natura qual principio derivato preesistente creatore della parola. Un segreto alfabeto decifrato e dedotto dall’antica religiosità qual rispetto del Creato, scritto e scolpito nel proprio Eremo interiorizzato quindi celata e preservata per il mantenimento del ‘vero sapere’.

 

Un gesto ed atto comune nella Storia!

 

Un linguaggio celato ai più; nascosto se pur in evidenza qual icona scolpita, così come la Vita di cui ne svela l’esistenza, celata nel significato al profano il quale non l’ha ben compreso con l’Anima così come lo Spirito partecipato ad altra indubbia appartenenza. Quindi lo Spirito motivo di più profonda innata comprensione capace di raccogliere e decifrare più profonda ‘musica’ non ancora parola. Crittografato, indecifrato, il quale conserva e nel segreto suggella tutti i tratti di una reciproca appartenenza, e, oserei dire, solidarietà circa un linguaggio comune…

 

Di cui dopo Cartesio, pur ed ugualmente cogitando e approfondendo, ne abbiamo smarrito l’intero senso e nesso.

 

Sprofondando nell’oblio della cieca conoscenza affine alla simmetrica perdita di consapevolezza, gli antichi invece, conservarono tali meriti fino ad elevarli al pulpito del comune credo quale parola ed atto di Dio. San Francesco ne rappresenta una mirabile visione, ma si badi bene non la sola, non certo l’unica. Al grande scienziato tedesco riconosciamo la capacità dell’orientamento, sino al suo linguaggio segreto.

 

E se talvolta la Natura agli umani occhi e relative comprensioni, risulta una summa di atomi in perenne evoluzione privati di logica ed intelligenza, quindi null’altro che un motore meccanicamente mosso da istinto e sopravvivenza senza coscienza alcuna, e crudele nelle leggi che ne determinano la stessa; in realtà per ciò che l’occhio non vede e scorge, regna ed impera quella metafisica intesa qual superamento delle circoscritte ragioni della fisica. In verità e per il vero, il filo comune, il senso dell’invisibile (come ed anche l’orientamento), lo Spirito, l’Anima-mundi e Pensiero di un probabile Creatore principia i propri atti gesti e finalità attraverso ciò da cui ‘immaterialmente muove’.

 

Quindi non regredendo su antiche disquisizioni fra materia e Spirito, credo che non tutto ciò che riteniamo erroneamente visibile e comprensibile come una ‘parola’ partecipi al nostro insindacabile atto e giudizio.

 

Un Discorso ben più profondo e non disquisito secondo la grammatica nel giudizio e merito della parola potrebbe, al contrario, sottintendere una più profonda verità a cui l’uomo non (più) abituato a leggerne, o peggio, comprenderne un più profondo Principio negato.

 

Il Discorso come anche accennato dal Filosofo, l’intero Discorso, potrebbe essere celato al nostro sguardo, e pretendere di spiegare l'immateriale dalla materia donde proveniamo precedente al grande Big-Bang principio dell’intero Creato mi sembra una condizione discorsiva limitante e circoscritta. Non che l’uomo abbisogna di inventarsi un Dio per tutto ciò che non comprende o di cui abbisogna nella mancanza di comprensione, riducendo il tutto alla materia con cui la Parola, quindi principio di presunta e manifesta intelligenza, ma procedendo su ugual ragionamento, ed accettando l’evoluzione come dato di fatto, di certo l’umano ingegno nato da un perfezionamento evolutivo cui siamo chiamati per giustificare il bisogno innanzitutto di tutelare il mondo che ci ha creato, e non solo subordinarlo al nostro infausto dominio. Giacché seppure la differenza e la dovuta evoluzione, l’uomo con tutta la propria logica di superiorità di sta dimostrando l’essere per propria limitata natura inferiore.

 

Quindi anche se erro, continuerò ad errare ancora, e se intendiamo per immateriale anche l’animale se non addirittura l’intera Natura uniti nel reciproco rapporto di invisibilità che suggella ed intende la paradossale nuova e condizione offerta, privi di gesto pensiero e parola, non avremmo ancora compreso il semplice linguaggio di Dio, cioè come cogita e pensa dall’immateriale donde proveniamo.

 

Noti fisici al culmine del proprio sapere si sono adoperati per la sua dimostrazione, che a qualcuno potrà sembrare il capolinea di una intera carriera svolta e consumata nella rettitudine psicologica, a riprova di quanto limitato sia l’ingegno umano. Taluni addirittura hanno trovato il proprio orientamento, o più certa verità, attraverso l’opposto di quanto hanno speso nell’arco di una vita intera.

 

Tutto ciò è stato ampiamente disquisito, eccetto una sola condizione, che se cancellati i termini di una impropria metafisica, nel superamento e accettazione dell’odierna evoluzione, compresa l’economica, lo sfacelo è e sarà l’ordine del giorno: la preghiera costante dei nuovi fedeli del tempio del dio denaro circa la rimozione del Pensiero.

 

I disastri accumulati nella Storia una serie inesauribile di negazione del vero Pensiero, di tutto l’orientamento con il quale dovremmo manifestare la presunta superiorità. Tale forma di orientamento quale indice di comuni valori, a livello evolutivo economico e politico si è dimostrata un disastro. Non è stata mai corrisposto alle  genetiche discendenze ed appartenenza dell’uomo, si sono innestati dei valori per i quali i termini discorsivi di orientamento all’interno della volontà di vita e il proprio dominio sullo stesso principio frainteso della stessa, quale valore dato ma non del tutto compreso; si sono tradotti in valori ed orientamento puramente economici, quando sappiamo bene che il primo principio su cui si poggia l’economia, quindi la ricchezza, donde proveniamo, è data dalla lucida scientifica consapevolezza dei valori reali donde ricava e conia la ‘parola’ oltre oro e moneta; affine ai nuovi miti innestati in un processo irreversibile nel quale pensare e concepire diversamente le nostre comuni fondamenta sembrerebbe un gesto da folle.

 

Ed in cui cala il veleno immutato o la perenne segregazione del principio negato di cui il libero arbitrio irrimediabilmente vilipeso ed inquinato.

 

 Tolstoj alla fine della sua vita manifesta e rappresenta questa linea di pensiero, per taluni, patetico ultimo ideale incompreso. Thoreau nello stesso secolo ugualmente. Taluni ‘padri fondatori’ in ogni stato dove hanno svolto la loro funzione hanno saputo mantenere integro il Pensiero connesso all’appartenenza al mondo occupato affinato ed evoluto dall’ambiente e non solo umano in cui dedotto e specificato; ed isolandosi dal comune senso discorsivo pur partecipando e fondando la summa del discorso intero hanno dato prova di una superiore consapevolezza, una capacità di riflettere legiferare ed orientarsi per se ed il prossimo.

 

Una capacità quindi non inerente solo alle balene, ma al mondo intero e su cui dovremmo maggiormente riflettere.

 

Trovo ripugnante il gesto del cacciatore appostato nel punto fisso ed irremovibile della Storia, non dimostra e dimostrerà mai l’evoluzione della specie, neppure la capacità comune predatoria affine al mondo animale, neppure il sostentamento per la sopravvivenza, ma la più vile concezione di abbrutimento inferiore a qualsiasi specie cacciata.

 

Ammira la bellezza di quel Pensiero alto volare in cielo. È un padre fondatore del tuo essere ed appartenere di comune concerto alla Sinfonia della Terra.

 

Ammira la superiorità e l’innato istinto, quando dopo aver combattuto guerre con gli elementi interi, e con solo la capacità della natura al proprio orecchio, riesce a riconquistare la minuscola porzione di terra che aveva fondato il proprio avo, il luogo dove aveva dissetato l’innata volontà del sapere, là  ove beve ancora, il ramo e lo scoglio su cui si posa e poserà ancora per il proprio bene e il bene dell’intero branco che nuota cammina e vola.

 

In nome della propria ed altrui specie per l’intero equilibrio della Terra!

 

E tutto ciò pensi sia disgiunto dal comune senso di appartenenza e orientamento?

 

Un tempo quando imparammo la filosofia della democrazia vivevamo cotal mirabile istinto, oggi l’istinto del naufragio prevale sulla logica non solo della ragione, ma dell’intera natura, sui primordiali principi regolatori da cui i grandi padri fondatori.

 

E dove pensi che si abbeverassero e nutrivano?

 

A quale tempio a quale piuma?

 

 A quale delfino, a quale onda?

 

A quale vento, a quale ruscello, a quale fuoco e tempio, a quale ghiaccio a quale cima…?

 

L’orientamento quindi ed innanzitutto quale facoltà e capacità non solo di unirci e ricongiungerci con i fondatori ma soprattutto la conferma della nostra appartenenza, il nostro diritto morale non solo di consacrare e preservare le nostre comuni radici, ma altresì di ristabilire i principi regolatori dismessi, che l’intera economia si orienti verso questa consapevolezza non meno dei predatori, odierni predatori, che la detengono in nome della politica cedano il passo alla sana e vera democrazia.

(Giuliano)







        

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