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Un amor strano... e coniugato...
Prosegue in un...
Dialogo ritrovato... (Seconda Parte)
e Sogni e Memorie d'un abate (medievale)
Sembrano passati
Secoli e non certo anni, qui all’Eremo donde scrivo questi brevi indecifrabili
appunti per chi non avvezzo a Dio e neppure all’immenso imperscrutabile suo
intento.
Anni come rammento
in questo diario forse una volta papiro - ed ancor prima – corteccia d’albero,
ancor prima, pelle di vacca su cui rammentare promemoria ed altri lodi al
medesimo ugual Dio. Anni in cui dopo l’aspro processo nel quale ebbi la pretesa
e l’ardire di discutere similar Eretica visione - non con chi l’Eresia come il
povero umile laico l’havea ben compresa ed indossata come un saio - ma dotti ignoranti
che pretendevano avversarmi sia il Tempio che Olimpo avverso.
Ed ebbi - per dovere
di cronaca testimoniata e scritta - non un monarca protettore neppure un
avvocato difensore né il diritto al Libero perseguitato Arbitrio vilipeso…,
bensì la comprensione d’un Pargolo alla
culla ove assiso il quale con una lacrima in viso - e non ne conosco il motivo
- cerca la mia mano come quella d’un Cristo dall’abito dismesso da monarca
abdicato ad un superiore Credo e non certo compromesso.
Infatti per Sua grandiosa
rinnovata preghiera un nuovo presepe vivente domanda e pretende ove ogni
personaggio povero e ricco fanno la loro comparsa. L’Idea fu certo sublime inaspettata
per questi tempi duri e difficili sia per vivere come al contrario morire, così
mi fu concesso perdono raccomandato dallo stesso il quale havea inscenato e
sceneggiato l’intero spettacolo o presepe in quel luogo benedetto ove la Valle
si perde come fosse un Sogno Infinito medesimo ed uguale a quello di Dio…
E dove grazie a Lui
si può volare non solo con l’Intelletto ed il Pensiero ma con ogni Spirito non
più animale nelle ali d’ogni divina creatura rinata oppur rincorsa qual
selvaggina braccata - o al contrario - mirata qual simmetrica invisibile Parola
ad una più elevata Anima Mundi e Divino Sentimento approdata comporre la Terra la
quale ci accompagna e non certo qual appetitoso banchetto per ogni osteria
reclamato e ben cotto.
Creatura discesa da
ogni ramo e foglia anco quando l’inverno non ancor Primavera ed il riparo al
calore di medesimo Spirituale Pensiero divengono per entrambi preghiera
conforto ed Intelletto. Non so’ se questo e quanto detto o dirò sarà o fu’
parola di Poeta, ma posso giurare di fronte a Dio che ciò è pur Sua e non mia
Verità e non certo commedia rimata… oppur recitata… misurata al metro della
nobile scrittura e reclamata come epica nobile dilemma o avventura.
La nostra Poesia si
coniuga con la Natura e con un Dio Straniero e condita con l’Eresia d’un
incompresa Genesi albergare nel segreto d’un Credo eretico quanto ortodosso al
di fuori d’ogni metrica divenuto giudizio e dovuta dottrina…
Per quelli che a
nulla credono neppure al nulla disquisito è solo inutile pazzia!
Devo dire o solo
rammentare a me stesso come agli altri del convento - i quali leggeranno cotal
frammentato diario - che in quel giorno di Dicembre - freddo ed inospitale - in
quella Santa Valle molti ne accorsero e non solo pecore e pastori ma anche
nobili accompagnati ed acclamati in porpora anche da me rimati, giacché non mi
sono risparmiato l’antica abitudine all’Eresia disquisita con Eraclio,
l’inquisitore di Stato. Comunque l’umiliato per eccellenza povero e scalzo magro
da far paura, lieto come e più d’un giullare comandato da Dio circondato da una
Natura benedetta, festante cinguettante al suo diretto comando sorprese
tutti, per ciò che non fu solo somiglianza e commozione intera, ma per la ferma
volontà di calarsi in quella povertà così umilmente celebrata e non certo
recitata… tantomeno apostrofata dalle ricche note d’una Poesia e cantata da un
nobile protetto trovatore divenuto poeta…
I volti i profili
gli sguardi non meno delle smorfie da grugni accompagnati quali espressioni
contraffatte annunziare un futuro Golgota di ieri quanto del prossimo domani a
cui noi Umiliati destinati. Così i partecipanti mi rimasero impressi nella
mente non meno di medesimo Spirito di chi riconosce antico martirio e cerca
Superiore Parola d’una Natura diletta, e quando anch’io ebbi un ruolo nella
celebrazione inusuale per propria inedita rappresentazione, mi accorsi che
l’artista che volea discutere e rappresentare la vera e superiore Arte non
avendo intendimento con la pittura e nemmeno con la bottega ove tanti si
formano alla disciplina rappresentata, intendea in qualche modo - o a suo modo
- esser più Eretico e far sì che la mia comparsa suscitasse non sdegno ma provenienza
cronologica donde scaturita l’interiore sua ed fors’anche altrui conversione.
Come per dire: eccomi lì anche io di fronte al Bambino appena nato e intuire la
Natura del Bene di fronte al male a cui per anni perso e votato.
Voleva e vuol
ricordarmi e ricordare - e in ciò ci siamo capiti senza difficili parole
accompagnate da compromessi - che pur esiste una Natura del Bene ed una votata
al male. Mi accennò a grandi linee e inferiori gradi - direi umili gradi di
comprensione - circa un antico monaco il quale havea abdicato i fondamenti di
tal Dottrina fondata sulle ragioni proprie del Bene contrapposto in maniera radicale
al male per aspirare ad una più elevata dottrina.
Ricordo
distintamente il volto magro pallido gli occhi illuminati da una luce similare
allo splendore del Sole ove come un pagano ne cantava le lodi, indubbiamente
era un Eretico anco lui fuor d’ogni dubbio. Ricordo come mi rincuorasse
dialogare con lui giacché i suoi occhi sarebbero stati confusi per specchi di
pazzia, soprattutto quando mi accorsi che solea trascorrere le ore della notte
e ancor quelle prima del tramonto come l’alba d’ogni giorno vicino ai suoi
adorati faggi dei quali conosce la segreta
Natura. È difficile vederlo vicino ad un fuoco o mangiare carne come caciotta
accompagnata da buon vino, l’ascetica astinenza è il suo motto ed io mi accorsi
che pur se accettato in seno alla chiesa ed ufficiato dal papa in lui regna e
regnava qualcosa d’Eretico una Eresia più elevata della mia.
Riuscimmo nelle
poche messe assieme celebrate ad assaporare non certo il sangue del Dio
reclamato qual agnello ma ad ispirarci ad un più elevato profetico enunciato o
fors’anche oracolo da cui forse entrambi proveniamo.
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