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Ecco quindi offerto uno strumento che serviva da guida all’interno
della congerie dei libri ecco quindi ‘le candide et prudenti censure’,
‘grandemente a tutti gli studi giovevoli’ in grado di contrastare i vari ‘mezi
tenuti da Satanasso per turbar la coltura degl’ingegni negli studi’….
… Certamente esistono uomini che a pieno diritto possono portare il
nome di artisti, ma essi sono ‘posseduti’ da una forza oscura che lei, dal suo
punto di vista, potrebbe tranquillamente chiamare il ‘demonio’. Le loro
creazioni assomigliano in ogni particolare al Regno infernale di Satana, tali e
quali se le immagina un cristiano; le loro opere recano impresso l’alito del
gelido e raggelante Nord, ove l’antichità ha posto la sede dei Dèmoni che
odiano la razza umana, e la loro arte si esprime per mezzo di: peste, morte,
pazzia, assassinio, sangue, disperazione e abiezione…
- Come spiegarci tali nature d’artista? Glielo dirò io: un artista è un
uomo nel cui cervello la spiritualità, l’elemento magico ha conseguito il
predominio sulla materia. Ciò può accadere in due modi diversi: in un caso –
negli artisti diabolici – il cervello, andando incontro alla degenerazione per
la dissolutezza, la lussuria, per i vizi ereditati o a cui si sono assuefatti,
viene a pesare di meno sulla bilancia e automaticamente l’elemento magico
diventa più pesante e si manifesta nel mondo fenomenico: dunque il piatto della
bilancia della spiritualità si abbassa, soltanto perché l’altro è più leggero e
non perché esso stesso sia più pesante. In questo caso l’opera d’arte è pervasa
da un sentore di putridume…. E’ come se lo spirito portasse un abito che
splende per la fosforescenza della putrefazione.
Nel caso degli artisti – voglio definirli gli ‘Unti’ – lo spirito, come
nel caso di San Giorgio, l’ha vinta sulla bestia. In essi il piatto della
bilancia dello Spirito si abbassa nel mondo fenomenico grazie al proprio peso.
Lo Spirito indossa allora la veste d’oro del sole. Ma in entrambi l’equilibrio
della bilancia si è spostato a favore del magico, mentre nell’uomo comune pesa
soltanto l’elemento animalesco; i ‘Diabolici’ come gli ‘Unti’ vengono mossi dal
vento del Regno invisibile dell’Abbondanza, gli uni dal vento del Nord, gli
altri dall’alito dell’Aurora. L’uomo comune invece rimane un ceppo di legno
senza vita.
- Cos’è allora quella forza che si serve dei grandi artisti come uno
strumento al fine di custodire per i posteri i riti simbolici della magia?
- Glielo dico io: è la stessa che una volta creò la Chiesa! Essa
edificò nello stesso tempo due colonne viventi, una bianca e l’altra nera. Due
colonne viventi che si odieranno reciprocamente finché non capiranno di essere
i pilastri sui quali poggerà il futuro arco di trionfo…. Si rammenta il passo
del Vangelo dove Giovanni dice: ‘Molte altre cose dovrebbero essere scritte, ma
io vi dico: il mondo non potrebbe contenere i libri che si dovrebbero
scrivere?’. Come si spiega, Reverendo, che secondo la sua fede, la Bibbia è
giunta fino ai nostri giorni per volontà di Dio, mentre invece ‘quelle altre
cose’ non ci sono state tramandate (oppure sono state ‘inquisite’)? Che siano
andate perdute? Così come un ragazzino ‘perde’ il suo coltellaccio tascabile?
… Io le dico che quelle ‘altre cose’ oggi vivono ancora, sono sempre
vissute e rimarranno sempre vive anche se dovessero ammutolire tutte le bocche
che le tramandano e otturarsi tutte le orecchie che potrebbero ascoltarle. Lo
Spirito troverà sempre il modo per farle tornare in vita sussurrandole e
creando nuove menti (profetiche) d’artista che vibreranno quando esso lo vorrà,
e nuove mani per scrivere ciò che comanderà! Si è mai chiesto come mai che tra
i ‘Dottori’ di chiesa e non, persino tra i Papi, abbiano potuto esserci dei
criminali, indegni della loro carica, indegni di portare il nome di uomo. So
benissimo, forse meglio di lei, quanto sia grande il numero dei preti cattolici
che segretamente celano nel cuore dubbi angoscianti… Da dove saltano fuori
questi dubbi, le chiedo. Da un venir meno della fede? No! I dubbi crescono di
conseguenza dall’inconscia consapevolezza che ci sono pochissimi preti (e
laici) dalla fede così ardente da cercare la via della santità senza correre il
rischio di essere inquisiti da superstiziosi principi nell’eterna caccia ai
‘Dèmoni’ dello Spirito. (Così come pochi
‘Dottori’ della nostra mente specchio di un’Anima infinita, fondatori di una
nuova scienza, che come l’antica e arcana Alchimia si è evoluta fino a trattare
e spiegare tutto l’oro invisibile della ‘Segreta Dottrina’ trasmutato in
‘chimica’, poi, in sana terapia: ‘psichiatria’ o ‘psicologia’ che sia…, scusate
la Rima che nella Fede della loro secolare ‘ortodossia’ l’arte profetica della
verità sembra smarrita… Dèmone della nostra impescrutabile via).
La credenza nei Dèmoni e nel
loro dominio sul mondo ebbe larga diffusione nei primi secoli. Si credeva
inoltre che essi potessero impossessarsi dei corpi e delle anime degli uomini,
e, in corrispondenza di ciò, la pazzia assumeva spesso questa forma, che i
malati si ritenevano invasi da uno o più spiriti maligni… Questa forma di
pazzia si manifesta talvolta anche ai nostri giorni, ma assai di rado, perché
la credenza nei Dèmoni e nel loro
potere è ormai generalmente spenta nelle sfere più colte. Ed è un fatto che le
forme fenomeniche che la pazzia assume sono sempre dipendenti dallo stato
generale della cultura e dalle idee dominanti della società…..
Anche oggi, in certi ambienti nei quali è sempre fervida la fantasia
religiosa e sempre forte altresì la credenza nelle influenze di spiriti
maligni, si riscontra qua e là, come fenomeno sporadico, l’‘ossessione’. Casi
recenti hanno persino dimostrato che un ‘esorcista’ religiosamente convinto può
creare egli stesso nelle persone che lo avvicinano quella stessa ‘ossessione’
che egli si propone di guarire. Inoltre l’‘ossessione’ è contagiosa. Basta che
un caso si verifichi in un ambiente di persone disposte alla credulità, e che
il malato stesso o il prete lo mettano in relazione col peccato in generale o
con certe determinate colpe, perché tutto l’ambiente rimanga potentemente
suggestionato.
Ponete poi che il prete ne faccia soggetto di predica, che egli rivolga
al popolo parole terrificanti, gridando che il diavolo spiega in mezzo ad esso la
sua potenza; e vedrete che al primo caso ne succederà tosto un secondo, un
terzo, e così di seguito. Queste ‘ossessioni’ sono accompagnate da fenomeni
stranissimi, in gran parte ancora inesplicati. La coscienza del malato, la sua
volontà e la sua sfera di azione si raddoppiano (e si sdoppiano..). Con
perfetta veracità soggettiva – naturalmente ci si mescolano sempre
allucinazioni e deliri – egli sente sé stesso e sente di più in sé un secondo
essere che lo stringe e lo domina. Egli pensa, sente e agisce ora come l’uno,
ora come l’altro, e, penetrato come è dalla persuasione di essere non uno solo
ma due, si sforza, sempre spinto da una necessità soggettiva, di confermare
sempre più questa credenza in sé stesso e negli altri con le sue azioni
esterne. Forza autoingannatrice, scaltra attività e passività quasi assoluta si
mescolano in strana guisa, completando il quadro di una malattia psichica, alla
quale va unita, di regola, una suscettibilità estrema per la ‘suggestione’; per
modo che si può ben affermare che anche oggi questa malattia si rida sovente
dell’analisi scientifica, lasciando ognuno padrone di pensare all’azione di
forze occulte e misteriose.
Ci sono in questo campo dei fatti innegabili, che pur tuttavia si
ribellano a qualunque tentativo di spiegazione scientifica. Ma v’è di più: ci
sono delle ‘ossessioni’ dalle quali vengono colpiti soltanto gli uomini
superiori; sublimi malati, che attingono dalla loro malattia una vita nuova,
mai prima sognata, una energia che rovescia tutti gli ostacoli e crea lo zelo
del profeta o dell’apostolo…. Certo il semplice annunzio della dottrina, la
predicazione cristiana sola non basta per operare la guarigione. Dietro ad essa
ci vuole una fede profonda, una persona trasportata da questa fede. Non è la
preghiera che risana, ma la persona che prega, non la formula, ma lo spirito,
non l’esorcismo, ma l’esorcista. Solamente quando il male – come siamo
costretti a supporre di non pochi casi del II secolo – è diventato epidemico e
quasi usuale, ed ha, per giunta, assunto un carattere, in certo modo,
convenzionale, in questo caso soltanto possono bastare anche dei mezzi
convenzionali. L’esorcista fa allora la parte di magnetizzatore, o, se si
vuole, egli è un ingannato che inganna. Ma allorché una forte individualità è tratta
in inganno su se medesima dal Dèmone
del terrore e della disperazione, e l’anima geme realmente nell’orrore della
tenebra che la occupa, e alla quale essa vorrebbe sfuggire, allora è necessario
che un’altra volontà forte e santa intervenga a liberarla. In ambedue i casi
trattasi di ciò che i moderni, nel loro imbarazzo scientifico, nominano
‘suggestione’; ma altra cosa è la suggestione del profeta ed altra quella
dell’esorcista di professione….
(A. V. Harnack, Missione e propagazione del Cristianesimo)
… Quando noi bambini dell’orfanotrofio e brefotrofio compivamo i dodici
anni d’età, dovevamo andare a confessarci per la prima volta….
‘Perché non sei venuto a confessarti?’
Mi apostrofò l’indomani il cappellano.
‘Sì che mi sono confessato, Reverendo!’
‘Tu menti!’
…. Allora gli raccontai che cosa era avvenuto:
‘Mi trovavo in chiesa e aspettavo che mi chiamassero, quando una mano
mi fece un cenno. Entrai nel confessionale, vi era seduto un monaco, vestito di
bianco, che mi chiese per ben tre volte come mi chiamassi. La prima volta non
seppi rispondere, la seconda mi rammentai il mio nome, ma lo dimenticai prima
di poterlo pronunciare, la terza volta, la fronte mi si era imperlata di sudore
freddo e la lingua paralizzata, non riuscivo a parlare, ma qualcuno dentro di
me gridò….’
… Quando pronunciai queste ultime parole, che avevo sussurrato a bassa
voce per non farmi udire dai miei compagni e perché io stesso ero impaurito, il
cappellano fu colto dallo spavento, indietreggiò di un passo e si fece il segno
della croce. Quella notte stessa, per la prima volta, uscii dall’orfanotrofio
in modo inspiegabile, senza capire come vi avessi poi fatto ritorno. Mi ero
coricato spogliato e il mattino mi ridestai completamente vestito e con gli
stivali impolverati. In tasca avevo fiori alpini che dovevo aver raccolto sui
monti.
In seguito questo fatto si ripeté spesso, finché i responsabili
dell’Opera Pia se ne accorsero e mi picchiarono, perché non ero in grado di
dire loro dove fossi stato. Un giorno dovetti recarmi al monastero, dal
cappellano. Costui, in piedi in mezzo al salotto, conversava......
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