Precedenti capitoli:
L'abisso del Filosofo (5)
Prosegue in:
Imparare a sognare (7)
La guerra degli Elementi (8)
Sono stato eretico predicatore alpinista scienziato geologo
geografo storico/ Ho combattuto guerre… mi hanno ucciso/ Mi hanno messo su una
croce/ Ho discusso di resurrezione/ Ho avuto delle visioni e ho cercato di
interpretarle/ Ma prima di esse sono stato sciamano/ E ancor prima… miriade
diverse di forme viventi/ Ho pregato come un buddista sotto un albero/ Ho
pianto come un druido all’ombra di esso/ Poi ne ho studiato forma consistenza
ed utilità/ Dalla bellezza dei rami e delle foglie ho compreso e studiato la
loro funzione/ Ho iniziato a respirare l’aria che mi ero guadagnato e grazie ad
essa restituito in quieta specie di parlare/ Sono divenuto acqua e ho scavato
letti che ora percorro in cerca della memoria/ Ho visto grotte ne conservo
ricordi e disegni che vi ho tracciato/ Sono stato cacciatore…, un tempo…/
Mentre adesso istintivamente guardo al suolo in cerca di qualcosa, Vela mi
insegna e fiuta il passato divenuto presente/ Mi hanno braccato… avverto
l’odore della paura/ Mi hanno ucciso/ Piango me stesso sulle poche ceneri di un
fuoco acceso di fretta/ Mi hanno imprigionato… ancora vedo il maestoso castello
in cui una volta ero signore/ La congiura di nuovo padrona/ Ho fatto miracoli/
Poi ho studiato i segreti della vita/ Più miracolosa ancora/ Ho incontrato
gente diversa ma con caratteristiche comuni/ Ho parlato loro di filosofia e
quando questa non bastava sono salito nello spazio profondo per spiegare la
vita ancora prima della vita/ Ho perso forma peso e gravità/ Mi sono dissolto
in un gas scomposto/ Mentre la forza del calore divampava/ Perché urlavo contro
il Tempo… questo maleficio questo diavolo che mi ha legato in questo luogo/
Sono andato oltre la sua dimensione e qualche delatore mi ha denunciato… mentre
pregavo la verità… una verità senza Tempo/ Poi sono scomparso nel nulla di un
punto e forma contratta alla materia/ Mentre gridavo all’orrore/ Sono morto
tante volte… e poi rinato nella gioia di una natura che non mi disconosce/ Ma è vero… con l’orrore negli occhi nella
voce nel pensiero…
(G.
Lazzari)
Il concetto di memoria è un concetto cruciale. Sebbene questo articolo
sia dedicato esclusivamente alla memoria quale compare nelle scienze umane (e
sostanzialmente nella storia e nell’antropologia) – prendendo perciò in
considerazione soprattutto la memoria collettiva più che la memoria individuale
– mette conto descrivere sommariamente la nebulosa memoria entro la sfera scientifica
nel suo insieme.
La memoria, come capacità di conservare determinate informazioni, rimanda
anzitutto a un complesso di funzioni psichiche, con l’ausilio delle quali
l’uomo è in grado di attualizzare impressioni o informazioni passate, ch’egli
si rappresenta come passate. Sotto questo rispetto, lo studio della memoria
rientra nella psicologia, nella parapsicologia, nella neurofisiologia, nella biologia e, per le
turbe della memoria, principale delle quali è l’amnesia, nella psichiatria.
Taluni aspetti dello studio della memoria, all’interno dell’una o dell’altra
di tali scienze, possono richiamare, sia in modo metaforico sia in modo
concreto, tratti e problemi della memoria storica e della memoria sociale.
Il concetto di apprendimento, importante per il periodo di acquisizione
della memoria, porta ad interessarsi ai vari sistemi di educazione della
memoria esistiti nelle varie società e in epoche diverse: le mnemotecniche. Tutte
le teorie che, quale più quale meno, fanno capo all’idea di un’attualizzazione più
o meno meccanica delle….
(J. Le Goff)
Il sogno più abituale della mia prima infanzia era di questo genere: mi
pareva di essere una piccolissima cosa, di essere rannicchiato in una specie di
nido formato di rami e felci. Talvolta ero disteso supino. Pare che passai
parecchie ore in questa posizione, intento ad osservare il sole che giocava tra
le fronde sopra il mio capo e il vento che agitava le foglie. Spesso, quando il
vento spirava più violentemente, il nido dondolava da una parte e dall'altra. Ma
mentre riposavo così nel mio nido, ero sempre in preda alla sensazione di un
vuoto terribile spalancato sotto di me. Non l'avevo mai visto, non avevo mai
guardato oltre il bordo del nido; ma conoscevo l'esistenza di questo spazio
vuoto aperto proprio sotto di me, che mi minacciava incessantemente come la
gola di qualche mostro divorante; e lo temevo.
Questo sogno, nel quale io rimanevo passivo e che rappresentava uno stato
più che un atto, lo ebbi spessissimo nel corso della mia prima infanzia. Ma
d'improvviso irrompevano in mezzo a esso forme strane ed eventi atroci come il
tuono e il fragore della tempesta, oppure paesaggi ignoti che mai avevo visto
nella mia esistenza di veglia.
Da tutto ciò derivava una tale confusione, un incubo di cui, per mancanza
di nesso logico, non capivo nulla. Perché, vedete, non c'era nessuna coerenza, nessuna
successione di avvenimenti nei miei sogni.
A un certo momento ero una creaturina minuscola, giacente in un nido arboreo;
nel omento successivo ero un uomo adulto del mondo primitivo, impegnato in una lotta
a corpo a corpo con Occhiolesto; e subito dopo mi arrampicavo con precauzione
verso la sorgente, nel mezzo del calore del giorno.
Eventi separati, che nel mondo primitivo avevano occupato anni, si svolgevano
in me nello spazio di pochi minuti, di pochi secondi. Era un guazzabuglio, una
confusione di cui vi risparmierò i particolari. Solo quando, divenuto
giovinetto, ebbi sognato migliaia di volte, l'arruffata matassa si dipanò e
tutto divenne in me chiaro e netto.
Acquistai allora la nozione del tempo e fui in grado di congiungere gli
uni agli altri fatti e avvenimenti nell'ordine loro proprio. Fui così capace di
ricostruire il mondo primitivo scomparso, il mondo qual era quando ci vivevo io
- o quando ci viveva l'altro me stesso. Per maggiore comodità del lettore, dato
che questa non è una tesi di sociologia, con gli avvenimenti sparsi cercherò di
ricostruire un racconto chiaro, poiché una certa concatenazione persiste
tuttavia nei miei sogni…
(J. London)
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