Precedenti capitoli:
L'invisibile Impero (radio-attivo) &
Prevenire meglio che curare...
Prosegue in...
Difesa di quelle parole... (testo in italiano...) &
Espedienti legali
...Parole aggettivi avverbi punteggiatura
senso idea trama assenso e dismesso negato consenso ammucchiate in difetto
della vera trama similmente come il cielo sconnesso ove si svolge cotal
intricata inquinata avvelenata sceneggiatura in attivo della propria linfa e
mai sia detto il contrario di quanto da inutili diluito e distillato nel
velenoso creato così mal-mente composto ci vorrebbe una virgola forse meglio un
aggettivo qualificato competente riconoscere zolla e creato ed eletto al
parlamento d’una cultura negata ci vorrebbe la punteggiatura tanto per fermare
il pensiero ma a codesto compito ingrato hanno eletto ed incaricato uno strano
mercenario in difetto di fosforo abdicato ad una macchina al silicio iper
connesso al cantiere d’un cimitero dimenticato convinto di poter abbattere l’albero
ove appenderemo e mitraglieremo il sorriso apostrofato dell’idiota incaricato
dallo stato nel segreto motto e araldo ci vorrebbe una trama ma forse è meglio
una risata sì una bella risata offerta con il resto che rimane della banda
neppure armata al generale Pancio mentre controlla la radiolina giù nella
Kaverna lo abbiamo apostrofato nella divisa motivo del conflitto dell’ammucchiata
ci vorrebbe un
regista lo abbiamo barattato per la trama del treno collassato
all’arma impropria divenuta araldo e fucina d’una mitraglia alla grammatica a
lui poco gradita preferisce l’avverbio a tinta unita d’una ubriaca di-visa parole
ammucchiate in salita nell’altrui discesa con il fosforo annunziato in attesa
del principio con cui si forma ogni reale intelletto ci vorrebbe la virgola
d’un trapianto convenuto e congiunto nell’arteria d’un fiume aqua verde con
annesso il cinese manovalanza affine alla rotaia tibetana convenuta per l’opera
economicamente accordata connessa e abdicata ad una macchina priva della dovuta
coscienza dettare tempo improprio scandire ed ispirare la mitraglia della
nausea e la grammatica farsi uomo parole ammucchiate e selvagge complice la natura
in questo inizio d’apocalittico macello nominato millennio ci vorrebbe la
maestrina puttana del tempio non meno del tempo infatti non ha tempo dovuto abbracciata
con il compare suo nuovo amore legati a miglior cantiere comporre ammucchiata
nella eterna sgrammatica dialettica natura e quando i pochi rimasti superstiti
camminano come la verità che li accompagna avanzare oltre lo schermo
iper-connesso e salvare l’anima perseguitata divisa e frammentata d’un’antica dottrina
profeti uccisi e derisi elementi braccati grandine improvvisa pioggia sconnessa
nel deserto d’un falso profeta senza neve o gelo per la salita divenuta discesa
vento improvviso dal nucleo fino al cielo uno sparo avanza e marcia ne falcia
migliaia senza la complicità di nessun elemento detto… in eterna attesa
dell’arma confermare l’ordine e l’antica dottrina… ci vorrebbe una virgola un
punto non solo il riso accompagnato ad uno sputo così vien detto e profetizzato
più che annunziato… il predicatore del quinto elemento ciarla non conoscendo
l’alchemica dottrina avanzando inciampa sulla nuova ecologia di stato divisa
nell’atomo attimo inalato nella passività d’ogni elemento al popolo dato e
diluito alto nel tetto la parabola attende sentenza ma l’indigeno non meno
dell’indiano ben anestetizzato in dolce raccoglimento sperando nel motto… ed il
botto all’improvviso polverizza un sogno riunito ed assiso allo stesso medesimo
tavolo quando gli fu negata la terra misurata e promessa in nome d’un falso dio
pubblicizzato e come lui inchiodato qualcuno al di sopra delle mura edificate
al di sopra anche di quelle da un merlo punta e mira schivo il colpo abbraccio
il verbo
di dio sparo a mitraglia neppure un punto interrogativo neppure una
virgola neppure uno esclamativo o punto e virgola né minuscolo né maiuscolo
nessuna ferita nessuna grammatica in bella divisa abbiamo rubato anche quella
la terra trema e suda il sangue sprofonda trema anche il fiume si spacca la
vallata che tiene ferma l’ultima diga quando l’attraversammo con il carico
della nostra dottrina il cinese ci puntò il binario d’uno sparo e non ci fu
dato il tempo di rendere omaggio a maddalena la vergine profanata ed immolata
al safari dell’eterna ingorda avventura con lei avrei voluto danzare nell’aqua
verde del nostro eterno amore divenuto ammucchiata selvaggia ricarico l’arma
non meno della mitraglia spero non si inceppa l’ultimo modello conteso alla
finestra dell’eterno guardiano mi guarda ed impreca rinnova promessa aggiorna
invoca la divisa gli sparo dritto alla fronte per lui non c’è posto nel turing
creato l’indiano mi sorride spara e mira hanno visto la freccia spegnersi e
smorsarsi svolto continuo la corsa alta nel tetto la parabola attende sentenza
per la carneficina ma l’indigeno ferito ora anestetizzato in dolce
raccoglimento sperando nel motto… ed il botto
all’improvviso polverizza un
sogno rinato schivo il colpo abbraccio di nuovo il verbo di dio sparo con la
grammatica rimata ultimo modello a mitraglia marciata su quella faccia di vacca
maiale ingrassato alla fattoria del progresso dopo aver abdicato le squame ad
una falsa evoluzione l’orango o orso aspetta la preda risalire lenta il fiume
né congo né sogno dismesso solo una bestia in attesa del pasto dovuto per
saziare quanto divenuto il profeta annuncia violenza e saccheggio rubo il dente
dell’orso ne faccio pistola gli sparo dritto in bocca una in meno da sfamare
alle spalle una donna urla dolore e stupro non ha fatto il vaccino dovuto
l’ammazzano gli addetti ai lavori fra un intervallo e l’altro d’un sogno
anestetizzato e ben predicato se sopravvive dopo il punto d’una sconnessa
grammatica la stupreranno nella clinica da campo ove condotta in magistrale
dimenticata adunata promessa il comandante urla ed incita impreca e con lui medesima
uguale promessa del voto inciampare sul fucile uno solo difettoso dell’intera
partita un valoroso decorato al primo atto d’una storia taciuta e di bianco
vestita o mascherata ed in divisa sponsorizzata comanda l’attacco chiede
vendetta per la
patria insanguinata nomina ad intervalli scalcia il pavimento
kruscev il vice da campo gli dona la sua modello italiano stivale prussiano
modello e protocollo d’una antica divisa si baciano fieri ed ammucchiati con il
sole al tramonto d’un est reclamare merce contesa in libera ispirazione i pochi
né alberi e uomini cadono uno ad uno kurtz ferito predica frammentata dottrina
l’ultima volontà d’una vita l’esercito della salvezza nell’orgia selvaggia
senza il porto d’una trama o grammatica civilizzata stampata al porto d’ogni
dovuta cultura celebrata nella stiva dell’avventura naufragata spara anche lei nel mucchio
compreso il bulgaro disteso quasi morto anche lui come l’intera natura
predicata ed ammucchiata rubare pensiero e ricordo avendo per suo conto
smarrito dio donna e natura mentre mi aggrappo alla parola ed ad una grammatica
vomitata come una mitraglia lancio una granata apro un cratere sul volto ben
pensato e dipinto una smorfia di sdegno di dolore per la ferita precipitata
nello schifo d’un urlo anche lui colpito nel disappunto senza una virgola senza
una trama senza la nota o il pennello così come si ritrae il valoroso volto
d’una grammatica motto della vita
l’abito conferma lo sporco d’una natura
affine alla dovuta sintassi tradita dimenticando la strofa colpire a mitraglia
fino alla cattedra i sismi uniti avanzano e indietreggiano tengono i fili del
potere cui aggrappati sponsorizzano il primo e l’ultimo avverbio dato qual
miglior tiranno incitano il maestro a miglior grammatica in questo macello mi
inchino alla beffa di ugual smorfia ferita del loro consenso deriso ma non
morto arrivano i rinforzi l’amplesso ammucchiato rinvigorisce l’amore per la
patria ferita qualcuno lontano urla di fucili rubati qualcuno dice ed accenna
parla con alberi deceduti e non ancora raccolti nella grammatica impropria
d’una guerra taciuta alberi e fucili in attesa del domani annunciato e il
predicatore far da conto dei ‘pil’ caduti e mai più tornati all’ovile associato
d’un est tramontato o forse risorto la nebbia copre il velo d’un lutto antico per
quanto nel campo raccolto l’agenzia avanza regala pacchi dono e speranza ma greta
mi porge un mazzolino di fiori e nel loro profumo mi inebrio ed aggrappo di
nuovo alla mitraglia l’idiota scalcia colpo da mortaio al dovuto tempo
suggerito nel biancore accecante ed immacolato con cui vestito e alla kaverna
riparato e non visto mi aggrappo di nuovo alla mitraglia andrea mi dicono s’è
perso s’è dato alla macchia la kaverna lo perseguita il pianista intona un
nuovo motivo di colore sarà acclamato nella stessa kaverna dove falco notturno
sentinella dell’intero bosco l’impiccherà nell’albero più alto del mare
navigato mentre ne fischia il motivo convenuto e al prezzo pattuito al bar destinato
dopo un fiasco di buon dionisio assieme bevuto indossa anche lui lo stivale
d’una marcetta dopo la dovuta mancietta annunziata da giano il locale più
acclamato al saloon di stato calzato alla moda convenuta stivale alto e forato
in cima ben trapuntato là ove si profila il ginocchio o forse solo una montagna
infortunata il treno vi passa veloce attendono la dinamite servita come aperitivo
al tavolo dell’ultima cena divenuta beffa ultra veloce ad alta gradazione
graduata in conflitto con l’arma non men che l’intera foresta vogliono
scardinare e conquistare l’ultima vallata di questa ammucchiata selvaggia
selvaggi permettendo così il generalissimo franco per sua natura potrà
cavalcarne lo storico prestigio abdicato al bufalo da campo l’ultimo modello
acquistato ed ancora non del tutto pagato fischiano pallottole l’ultimo
giudice
del mio ed altrui destino aspetta anche lui il treno viaggia super lento e
veloce per ugual medesimo vapore l’ultima miccia gli esplosa fra le mani d’un
greco addormentato non avendo prefigurato il disastro divenuta ammucchiata
selvaggia ed ora iper-connessa il giudice suo collega aspetta anche lui il
treno mi tiene ferma la mano nel ricordo di ciò che stato e perito non vuol
salire su quello stesso treno ora che ho resuscitato il sogno passato mi
asciuga la fronte punto la pistola rubata all’aguzzino sparo e ne ferisco
qualcuno domani saranno più di prima l’annunciatore alla stazione pronuncia il
luogo tace il nome l’arma non in regola e in difetto della dovuta grammatica
dal calcio al tamburo preferisce diversa contesa diversa musica è raccomandato
dalla kaverna non ricorda il fischio o il fiasco della melodia neppure la trama
corretta della dovuta grammatica al primo binario incaricato il carbone intanto
concima l’intera vallata non meno della locomotiva né scende né sale all’indice
di gradimento rubando parola ad un giallo fin nel ventre del binario fin nel
ventre della stiva senza amore e decoro colpisce e mutila sarà giustiziato alla
stazione successiva ad ammucchiata conclusa e più velocemente di quanto
immaginato sono ferito grondo sangue dalla kaverna comandato e delegato ed al
teschio promesso… presto berrò aqua
verde senza saper d’esser morto…
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