CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 9 marzo 2019

VERITA' SENZA TEMPO: la scelta






































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Bum-Bum  Bang-Bang

Verità scientifica e verità telogica: in difesa degli eretici

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Verità senza tempo: la scelta







…La mafia - ogni mafia - avversa al Diritto così come alla Verità con il proprio ‘culto dell’ignoranza’ ben seminato coltivato e curato - o se preferite - allevato come una bestia nemica e contraria a qual manifesta ipotesi di cultura accompagnata alla stessa (Verità detta), come un tempo non troppo antico minaccia impreca calunnia e intimidisce, e quando può, ove in suo potere, colpisce i nemici non graditi per propria mano o per incarico abdicato e delegato… a chi nemmeno sospettiamo…

Da ciò ne ricaviamo che siede pasciuta e tranquilla alle più alte vette del Palazzo…

La mafia - ogni mafia - come il miglior Paradiso comandato avversa la mela qual ipotesi di conoscenza (o semplice pagina neppur ben compresa) dell’altrui Pensiero affine alla Verità così come la Giustizia  circa l’interpretazione come dovrebbe esser ‘letta’ la vita, ed in questa secolar Genesi in cui ne rimembriamo e rinnoviamo le antiche odierne stracciate gesta, vorrei ricordare a cotal mafiosi i quali si affannano come o più del povero ‘Tobia’ in ogni orto e via anche se talvolta accompagnati da valorosi graduati indegni della propria mimetica divisa, che ogni Libero Arbitrio affine alla civiltà con cui si costruisce degna Natura giammai sarà intimidito e neppur taciuto solo ed eccetto con la violenza che contraddistingue ogni deviata malata natura la qual non certo superiore alla statura di Dio il quale vigila e vede ciò di cui si compone ogni Dottrina affine alla Sua Legge nominata divina…

Dar voce alla Natura non solo atto e motivo della dovuta compiuta Dottrina, ma principio di conoscenza taciuta avversa a chi si affanna a soffocare l’Opera - ogni Opera compiuta e da compiere - e non certo materiale compimento tradotto nel falso componimento d’una Genesi avversa alla Verità come al retto saggio Principio così come l’Evoluzione e con essa la Vita…

La Natura saprà adeguatamente rispondere circa ogni Elemento offeso della propria Statura in maniera avversa e di certo poco gradita per ogni deviata dottrina poco affine alla Via… nella dubbia morale con cui si accompagna e compone la propria ed altrui bassezza…          


…. Giungendo in città, la dogana gli aveva visitato i bauli frugando tra gl’indumenti sin la più insignificante minuzia, mentre nella maggior parte delle altre città d’Italia questi funzionari si contentavano che gli venissero semplicemente mostrati, e oltre a ciò gli avevano tolti i libri (o meglio, diciamo rubati… anche se poi restituiti) trovati, allo scopo di esaminarli, e questo richiedeva tanto tempo, che chi avesse dovuto servirsene poteva ben considerarli perduti; si doveva poi tener conto che i criteri erano così strani, che un libro di preghiere alla Madonna, per il solo fatto di essere parigino e non romano, risultava sospetto, e del pari quelli di certi dottori tedeschi contro gli eretici, ché – per confutarli – ne menzionavano gli errori.
Dopo alcuni mesi trascorsi nella capitale, mi vennero restituiti i Saggi, purgati secondo l’opinione dei monaci dottori (per mio conto è sempre un furto…). Il maestro del sacro palazzo aveva potuto formarsene un giudizio soltanto dalla relazione d’un frate francese, nulla comprendendo della nostra lingua, ma rimase tanto pago dalle spiegazioni da me fornite su ogni punto riprovato da quel francese, che rimise alla mia coscienza di emendare quanto giudicassi poco conveniente.
Di rimando lo supplicai di volersi attenere all’opinione di chi aveva già espresso un giudizio, riconoscendo che in alcuni casi – come l’esser ricorso alla parola ‘fortuna’, l’aver citato qualche poeta eretico, l’aver giustificato Giuliano e la riprovazione del fatto che chi prega deve essere esente da qualsiasi cattivo pensiero…..
(M. de Montaigne, Viaggio in Italia)










Rapidi e baldanzosi, distogliamo l’occhio da questi sereni campi e cieli medievali, per posarlo sui più caratteristici esempi di paesaggio moderno.
La prima cosa che ci colpisce, o almeno credo dovrebbe colpirci, è la loro nuvolosità…. Ormai fuori dalla luce perfetta e dall’aria immota, ci troviamo improvvisamente trasportati sotto i cieli foschi e in un vento vorticoso.
Con incostanti raggi di sole in viso, o addirittura inzuppati da improvvisi rovesci di pioggia, siamo costretti a ricercare le tracce dei cambiamenti delle ombre, o a guardare gli squarci di luce attraverso nuvole minacciose. Troviamo che, mentre tutto il piacere per l’uomo medievale stava nella ‘stabilità’, nella ‘precisione’ e nella ‘luminosità’, da parte nostra ci si aspetta che gioiamo nell’oscurità ed esultiamo nel cambiamento; e ancora, che poniamo le basi della felicità su cose che da un momento all’altro possono mutare o svanire; e infine che pensiamo di ottenere la massima soddisfazione ed istruzione da ciò che è impossibile fermare e difficile comprendere…..




…. Legato a questo amore per la libertà troviamo una singolare dimostrazione d’amore per le montagne, che porta i nostri pittori ad attraversare i luoghi più selvaggi del mondo alla ricerca di soggetti con sfondi dirupati e distese purpuree.
Pochi tra essi si accontentano di piante cimate e terre pianeggianti; e si tratta sempre di uomini di terz’ordine. I grandi maestri, invece, pur non rifiutando la bellezza delle pianure, riservano loro massime capacità per dipingere vette alpine o promontori italiani.
E’ inoltre rilevante che questo piacere derivato dalle montagne non si mescoli mai alla paura, o non sia mai mitigato da uno spirito meditativo, come accadeva per i medievali. E’ sempre libero e ardimentoso, brioso e stimolante e assolutamente istintivo.




Il pittore avverte che il suo sfondo montano può essere animato con maggior ragione da un uomo sportivo, piuttosto che da un eremita; la società moderna, poi, va in montagna non per digiunare, ma per festeggiare, e abbandonando i ghiacciai li lascia coperti di ossa di pollo e gusci d’uovo.
Connessa a questa assoluta mancanza di solennità dello scenario montuoso, esiste una diffusa disposizione profana nei confronti di tutto il resto della natura: cioè, una totale mancanza di fede nella presenza di qualunque divinità in questo ambito.
Mentre l’uomo medievale non dipingeva mai una nuvola, se non come sostegno per un angelo, e un Greco non entrava mai in un bosco senza aspettarsi di incontrare un dio, noi riterremmo l’apparizione di un angelo su una nuvola assolutamente innaturale e saremmo seriamente sorpresi di incontrare un dio in qualsiasi luogo. La prima idea che associamo a un bosco è quella della caccia di frodo…..




…. Non cercherò di definire qui i vari modi in cui questi risultati potranno probabilmente realizzarsi, perché ciò implicherebbe un trattato sull’educazione, sugli usi della storia naturale e sul probabile futuro destino delle nazioni.
I grandi impulsi meccanici dell’epoca, di cui la maggior parte di noi è così orgogliosa, rappresentano solamente una febbre passeggera, per metà speculativa e per metà infantile. La gente scoprirà infine che le vie regie non possono essere di ferro più di quanto possano essere di polvere; che, dunque, non esistono vie regie verso luoghi dove valga la pena di andare; che se ci fossero, in quello stesso istante non ne varrebbe più la pena – intendo dire fintanto che le cose da ottenere possono essere in qualche modo stimate in termini di prezzo.




Perché due sono le categorie di cose preziose al mondo: quelle che Dio ci regala – sole, aria e vita (mortale e immortale); e quelle per cui chiede mercede; queste cose preziose di secondaria importanza – vino, latte o terreni – possono essere comperate solo con una determinata somma di denaro, mai con meno.
Nessun imbroglio o baratto riuscirà ad ottenere un prodotto a metà prezzo dall’‘azienda’ della natura. Vogliamo essere forti? – dobbiamo lavorare.
Essere affamati? – dobbiamo digiunare.
Essere felici? – dobbiamo essere gentili.
Essere saggi? – dobbiamo guardare e pensare.
Nessun passaggio da un luogo all’altro condotto a cento miglia all’ora e nessuna cosa realizzata a gran velocità, ci rende e renderà minimamente più forti, più felici o più saggi.




Nel mondo c’è sempre stato più di quanto gli uomini, pur camminando così lentamente potessero vedere, non lo vedranno certo meglio affrettandosi. Ed infine, ben presto, si renderanno conto che tutte le loro grandi invenzioni per conquistare (come pensano) spazio e tempo in realtà non conquistano nulla; perché spazio e tempo sono, nella loro essenza, inconquistabili ed inoltre non necessitano di alcuna conquista, necessitano di essere usati.
Uno sciocco desidera sempre abbreviare spazio e tempo, un saggio vuole allungarli entrambi. Uno sciocco vuole uccidere tempo e spazio, un saggio vuole prima conquistarli e poi animarli.


(Prosegue....)















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