CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 4 marzo 2019

I RIFORMATORI


















Precedenti capitoli:

Frate Sole (inno di Frate Vita)

Prosegue in:

I Riformatori (Seconda Parte)  &

Ritmo irregolare Passo sciolto













Quattro riformatori s’incontrarono sotto una macchia di Rovo. Sono tutti d’accordo che si debba cambiare il mondo.

- Dobbiamo abolire la proprietà, dice uno.

- Dobbiamo abolire il matrimonio, dice il secondo.

- Dobbiamo abolire Dio, dice il terzo.

- Mi piacerebbe se potessimo abolire il lavoro, dice il quarto.

- Non lasciamoci trascinare al di là della politica concreta, dice il primo.

- La prima cosa è ridurre gli uomini a un livello comune a tutti.

- La prima cosa, dice il secondo, è di dare la libertà ai sessi.

- La prima cosa, dice il terzo, è trovare il modo di farlo.

- Il primo passo, dice il primo, è abolire il Vangelo.

- La prima cosa, dice il secondo, è abolire le leggi.

- La prima cosa, dice il terzo, ...è abolire ..l’umanità.





  
A tentoni giù nella caverna tortuosa seguimmo la nostra dura strada, e apparve ai nostri piedi un vuoto, smisurato come un cielo abissale; aggrappatici a radici d’alberi, rimanemmo sospesi sopra quell’immensità.
Ma io dissi. ‘Se non ti dispiace possiamo affidarci a questo vuoto, così vedremo se c’è anche in esso la provvidenza: se non vuoi tu, voglio io’.
Mi rispose: ‘non essere presuntuoso giovanotto: ma mentre rimarremo qui, guarda la tua sorte che presto apparirà, diradandosi il buio’.
Così rimasi con lui, seduto su una radice contorta di quercia, e lui stava attaccato a un fungo chino con il capo nell’Abisso.
Per gradi si svelò ai nostri occhi l’Abisso infinito, rosseggiante come il fumo di una città incendiata; sotto di noi, a una distanza immensa, c’era il sole, nero e tuttavia splendente; intorno ad esso solchi di fuoco dove s’aggiravano enormi ragni, rampando dietro le loro prede che volavano, o meglio nuotavano, nell’infinita profondità, sotto le più terrifiche forme di animali scaturiti dalla corruzione; l’aria ne era piena, sembrava anzi composta di essi.
Sono i Diavoli, e vengono chiamati Potenze dell’aria.
Chiesi allora al mio compagno qual era la mia sorte eterna.
Rispose: ‘Tra i ragni neri e i bianchi’.
Ma proprio allora dal mezzo dei ragni neri e bianchi una nuvola e un fuoco esplosero rotolando di traverso alla profondità, oscurando tutto di sotto, sicché il fondo della profondità si fece nero come un mare e rullò con un terribile frastuono. Ormai nulla più c’era di visibile sotto di noi salvo una nera tempesta allorché, scrutando a oriente tra le nuvole e i flutti, scorgemmo una cataratta di sangue misto a fuoco, e a pochi tiri di sasso da noi emerse e riaffondò la voluta  squamosa di un mostruoso serpente. Infine, a tre gradi circa di distanza verso est, si mostrò sopra le onde una cresta fiammeggiante: lentamente si elevò, simile a una vetta di rocce, dorate, fino a scoprirci due globi di fuoco chermirsi, dai quali  il mare trovò scampo in nuvole di fumo; vedemmo allora  che era la testa di  Leviathan.






Signor mio ecco due compagni del comune cammino, e per il vero codesta simmetrica ‘visione’ appartiene alla nostra vista, con cui condividere il panorama ammirato. Sì! Per il vero ed in verità, vedo questi ragni di fuoco assisi in tralicci comporre più nefasto Sentiero, ed anche se costretti alle soglie del comune progresso in cotal ‘Tempo’ annunciato avvisto reale dimensione da cosa composto in vero l’odierno cammino. Ciò sia di monito! Per altri linguaggi e razionali intenti potremmo esser condannati e tacciati quali personaggi, non solo di altri tempi, ma anche persi in labirinti cui la pazzia regna manifesta e sovrana, rendendo la lingua studiata difficile ancor più della vita della quale vorremmo svelare mistero taciuto.
Ma nel Sentiero percorso questi signori della Poesia e con essa l’arte della vita incidere visione ancorata ad un diverso passo il quale progresso ha reso nullo al comune senso di marcia, e la Rima o solo la strofa della vita e con lei ‘ogni ‘verso’, smarrita persa afflitta ancorata ad un lume ove difficile scorgere il foglio il frammento la pagina, cui il profeta il veggente lo Sciamano l’Eretico svelare la vista e con lei la vita… non meno di una più certa e simmetrica lingua incompresa. Questi esuli incontrati rendono l’alba luminosa e comporla e nutrirla con queste profetiche visioni, o altri nomi cui la moderna scienza o antica condanna riserva ai nostri eretici intenti, mi par allietare la pazzia a noi destinata qual solitaria e preclusa strada con cui spendere il Tempo all’invisibile terapia cui, se pur esiliati, curiamo l’invisibile loro malattia. Ed a questa poesia affido il ‘passo’ ritrovato, giacché l’Abisso ammirato, se in principio fu nominato Dio, ora di certo, come quel signore intravisto, solo Diavolo taciuto. Il sano progresso e con lui più retta e saggia parola si nutre del nostro Spirito con la pretesa di essere da noi accettato, in verità e per il vero, l’inganno suo deve essere narrato e testimoniato quale tortura del Tempo fuggito. L’inganno suo deve aver ricordo e memoria di quanto il mostro nutrito in nome del futuro il quale compie odierno scempio all’occhio Polifemo cui noi esuli ed eretici destinati in questa misera Terra in questo misero Tempo.


‘Ci salvi Iddio da una visione semplice e dal sonno del progresso’! 



















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