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… L’interbase muove i piedi per rompere la trance dell’attesa….. E’ la
regola del confronto, fedelmente mantenuta, scritta anche sulla faccia del più
tonto dei lanciatori sin dai tempi in cui c’erano squadre con nomi come
Superbas e Bridegrooms.
La differenza arriva quando viene colpita la palla. Allora niente è più
lo stesso. Gli uomini scattano, rialzandosi dalle loro posizioni accosciate, e
tutto si sottomette al volo della palla che schizza via come un sasso
sull’acqua, obbedisce a rotazioni, giravolte e folate di vento.
Ci sono coefficienti di frenata. Ci sono vortici trascinati. Ci sono
elementi che incidono in modo irripetibile, memoria muscolare, scariche di
adrenalina e granelli di polvere. La storia che vive negli spazi del resoconto
ufficiale azione-per-azione. E in questo spazio perso c’è anche la folla, la
folla che riemerge in quel millesimo di secondo in cui la mazza e la palla si
incontrano.
Un brusio di mormorii e imprecazioni, gente che si lascia sfuggire
deboli lamenti, mentre le facce cambiano man mano che il gioco si srotola da un
capo all’altro del diamante. Tra loro c’è anche John Edgar Hoover. Sa guardando
dall’ampio corridoio in cima alla rampa.
Ha detto a Rafferty che resterà alla partita. Andarsene non servirebbe
a nulla. La Casa Bianca darà la notizia tra meno di un’ora. Edgar odia Harry
Truman, gli piacerebbe vederlo contorcersi su un parquet, stroncato da un
attacco di cuore, ma non può criticare il tempismo del presidente. Dando la
notizia per primi, impediremo ai sovietici di presentare l’accaduto a modo
loro, indorando la pillola. E in una certa misura allenteremo la tensione del
pubblico.
La gente capirà che abbiamo conservato il controllo delle notizie, se
non della bomba, che è già qualcosa. Edgar guarda le facce che lo circondano,
aperte e speranzose. Vorrebbe provare una vicinanza e un’affinità da
compatriota. Tutte queste persone formate da lingua, clima, canzoni popolari e
prima colazione, dalle barzellette che raccontano e dalle macchine che guidano,
non hanno mai avuto niente che le accomuni più del fatto di essere sedute nel
solco della distruzione.
Il Direttore cerca di provare un senso di appartenenza, cerca di aprire
la valvola d’arresto della sua vecchia anima bloccata. Ma c’è in lui una strana
amarezza che non è mai riuscito a definire, e quando si imbatte in una minaccia
proveniente dall’esterno, dal declino morale che di fatto regna ovunque, scopre
che questo compensa il suo stato d’animo, che è una forza ristoratrice.
L’ulcera si mette a scalciare, naturalmente. Ma c’è quell’aspetto di
lui, quella parte di lui che dipende dalla forza del nemico. Guardate l’uomo
nella gradinata scoperta che va su e giù….
… Hieri se fesce una
bella giostra, et si combatette un castello che fa assai bel vedere. Tutti li
signori Principali compari con livereie belle. Il Primo il Serenissimo Arciduca
Ferdinando il quale certo mostra un gran valore nel arte dell’arme quasi cosa
da non creder, per eser homo tanto graso però non stima fatica noina. …
… per i corridoi, il matto del quartiere che gesticola e farfuglia,
basso, tozzo con una massa cespugliosa di capelli – potrebbe essere uno dei
Ritz Brothers o un membro perduto dei Three Stooges, il Quarto Stooge, di nome
Filippo o Dummy o Shaky o Jakey, e sta disturbando tutta la gente intorno, che
gli grida, siediti e falla finita, vedi di andartene, brutto balordo, e lui va
su e giù tutto preoccupato, scuote la testa e si lamenta come se sapesse che
sta per succedere qualcosa, o che è già successo e non c’è più niente da fare –
è sensibile a cose che sfuggono al più acuto dei tifosi.
E’ un Direttore dalla faccia impenetrabile quello che ritorna al suo
posto per la sgranchita del settimo inning. Non dice niente naturalmente.
Gleason sta gridando a un venditore di scendere, tenta di ordinare delle birre.
La gente si è alzata per scuotersi di dosso la tensione e il
nervosismo. Un uomo si pulisce lentamente gli occhiali. Un altro ha lo sguardo
imbambolato. Un altro ancora si stiracchia per sciogliere gli arti irrigiditi.
Combaté anche il
Serenissimo Arciduca Carlo, il Serenissimo Signor Principe nostro signore, il
Duca di Baviera, il Signor Duca Ferdinando di Baviera, l’illustrissimo et
Eccellentissimo signor Marchese figliolo di Sua Altezza. Mantenitore certo, si
portò valorosamente et hebbe l’onore di ogni altri mantenitori…
C’è un uomo sulla tribuna superiore che sta sfogliando una copia
dell’ultimo numero di Life. C’è un uomo nella Dodicesima strada a Brooklyn che
ha collegato un registratore alla radio in modo da registrare la voce di Russ
Hodges che commenta la partita. L’uomo non sa perché lo sta facendo. E’ solo un
impulso, un capriccio, è come sentire la partita due volte, è come essere giovani
ed essere vecchi allo stesso tempo, e questa sarà l’unica registrazione
conosciuta del famoso commento di Russ del finale di partita.
La partita e le sue estensioni….
La donna che cuoce il cavolo. L’uomo che vorrebbe farla finita col
bere. Sono l’anima più remota della partita della giostra…. Collegata allo
stadio dalla voce pulsante della radio, unita al tam tam orale che trasmette il
punteggio per strada e ai tifosi che telefonano al numero speciale, e la folla
dello stadio che diventa un’immagine televisiva, persone grosse come chicchi di
riso, e la partita come voce e congettura e storia interna.
C’è una sedicenne nel Bronx che si porta la radio in cima al tetto del
caseggiato per poterla ascoltare da solo, un tifoso dei Dodgers, acquattato nel
crepuscolo, e sente il resoconto della smorzata mal giocata e della volata che
segna il pareggio e guarda al di là dei tetti le spiagge di catrame con le
corde per stendere il bucato, le piccionaie e i preservativi spiaccicati e si
sente accapponare la pelle.
Il gioco non cambia il modo in cui dormi e ti lavi la faccia o mangi.
Ti cambia soltanto la vita….
… Da poi cena si fesce
una bellissima festa… questa sera ha mangiato Sua Altezza nel prato vicino a
Palazo dove aveva fatto fare un castello sopra il fiume… ha mangiato in una
saletta che son in fine del giardino et nel principio del gran prato dove vi
era in detto prato 5 padiglioni per ornamento, con gran quantità di mortai che
sparò molta quantità di ragi di fogo che faceva bel vedere…
Il produttore dice: ‘Finalmente, almeno un punto. Era ora! Russ è a
pezzi, fratello, è rauco, stazzonato e spettinato. Quando la squadra segna
all’inizio dell’ottavo ricorda che i Giants hanno giocato 154 partite
stagionali, due partite di spareggio e sette inning della terza e adesso eccoli
arrivati a un punto morto, astutamente bloccati, sono in un vicolo cieco,
ragazzi, quindi accendetevi una Chesterfield e restate dove siete…
… Nel box J. Edgar Hoover stacca la pagina di una rivista che gli è
rimasta appiccicata alla spalla. Sulle prime è irritato che l’oggetto sia
entrato in contatto col suo corpo. Poi cade l’occhio sulla pagina…
E’ la riproduzione a colori di un quadro popolato da figure medievali
morte o moribonde – un paesaggio di visionaria distruzione e rovina. Edgar non
ha mai visto un quadro che avesse la seppur minima somiglianza con questo.
Occupa tutta la pagina e deve sicuramente dominare la rivista.
(Prosegue...)
(Prosegue...)
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