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Il modo giusto di sbagliare 1891-1981 (6)
1891
….La parola ‘crittografia’ deriva dal greco,
sembra contenere due parole: ‘kryptos’, che vuol dire ‘qualcosa che è nascosto
o celato’, e ‘graphein’, che vuol dire semplicemente ‘scrivere’… Insieme vogliono dire essere in grado di
comunicare con gli altri in un modo segreto che per i non iniziati non
significa nulla, ma che per gli iniziati ha tutti i significati del mondo…
Il mio primo contatto con il mondo della
‘crittografia’ è avvenuto da giovane avrò avuto circa 16-17 anni, e quando non
avendo abbastanza denaro per mandare un telegramma a casa e farmi spedire il
biglietto di ritorno, rimasi bloccato a Chetopa, in Kansas, con una piccola
compagnia in tournée…. Desideravo andarmene da quella bella città tanto
velocemente quanto potevano permetterlo le invenzioni dell’umanità. Ma ahimè! -
non avendo abbastanza denaro per comprare un francobollo, non parliamo di un
Viaggio in treno, - andai al telegrafo
per inviare un messaggio ‘a carico del destinatario’. Dopo una lunga
conversazione con uno degli impiegati o operatori, questi accettò il mio
telegramma e io sedetti ad aspettare una risposta da ‘casa dolce casa’.
Mentre aspettavo, un anziano signore fece il
suo ingresso nell’ufficio, lo ricordo bene, sì che ricordo! Aveva un aspetto
distinto da esule, mi disse poi l’impiegato che era fuggito quale esiliato
dalla sua terra nel Sud dell’Italia, si chiamava Gabriele… Comunque questa
distinta persona pagò il servizio richiesto e uscì. Non appena l’uomo se ne fu
andato, l’operatore mi chiamò al banco e disse: ‘Ecco, lei che è un mago, mi
dica cosa significa’. Rimasi in quell’ufficio il tempo necessario per
decifrarlo: era composto da una lunga serie di lettere in apparenza
incomprensibili. Notai che, sostituendo le lettere, alla fine ero riuscito a
ricostruire l’intero messaggio, che recitava così: ‘Tua madre sofferente cerca di perdonarla in Tempo altrimenti per
sempre natura guasta, Papà!’.
L’operatore del telegrafo sembrò trovarla una
grande prodezza e, proprio mentre ne parlavo, arrivò la risposta: ‘Forse non fu sua la colpa, vittima della
Storia arrivo presto…’.
Presi il treno anch’io e potei tornare a
casa, fui molto scosso durante il Viaggio di un uomo inseguito per tutto il
treno il quale cercò scampo anche nel mio vagone. Mi raccontò di chiamarsi Buster-Pietro,
nome d’arte, ed anche lui al seguito di una compagnia di ‘Trovatori’, ma il controllore
l’aveva ‘trovato’ sprovvisto del biglietto e con quello della giusta direzione
del Tempo; però mi disse anche… strano a raccontare, che anche lui non aveva
colpa di quanto successo e mi raccontò nel breve e difficile quanto periglioso
inseguimento, una Storia strana, una Eretica verità nella quale il principio
della buona fede può essere salvato per il comune bene dello spettacolo,
scusate del Creato…
1981
…Un moderno Trovatore o meglio Ricercatore
sta mettendo in ordine vecchi documenti di famiglia quando scopre uno strano
manoscritto detto ‘quipu’… Per cominciare, riesce facilmente a leggere la parte
scritta in spagnolo da Pedro de Illanes: ‘L’indio Juan Tacquic Menendez de Sodar
mi diede, prossimo alla morte, questo manoscritto’… forse per comunicarlo alla
Storia o forse per porre retta direzione all’equazione del Tempo, comunque, mi
consegnò una borsa contenente alcuni Frammenti di ‘quipu’ e questo scritto
redatto in lingua latina probabilmente da un sacerdote. Chiunque egli sia, ha
scritto una pagina di Storia veramente drammatica circa i Conquistadores…
Eccone il breve sunto…
PERU’, circa 1610: Il gesuita Joan Antonio Cumis
inizia la stesura del documento scrivendo alcune pagine in latino nelle quali
disegna grossolanamente un ‘quipu’ letterario relativo al canto ‘quechua’ ‘Ruru-curipac’
(Uovo-d’oro), quindi fornisce una lista di parole-chiave. Nel redigere il suo
testo, Cumis dichiara anche di avvalersi delle informazioni fornitegli dall’ex
curaca (capotribù) indio Mayachac Azuay, il quale disegna di suo pugno sul
documento una rappresentazione della cosmologia incaica. Il testo latino di
Cumis si conclude con la sigla Jac (le iniziali del nome) e una data leggibile
solo in parte, forse il 1610.
PERU’ 1637-1638: Un altro gesuita, padre Joan Anelio
Oliva, riprende in mano il documento di Jac-Cumis e vi aggiunge – in due
momenti diversi – alcune pagine in cifrato-numerico nelle quali non rivela né
il proprio nome né quello dell’autore del testo latino (ma fornisce una serie
di indizi che hanno permesso di identificare entrambi). Quindi disegna un
enigmatico ‘quipu-grafico’ con spiegazioni in numeri. Terminati i suoi due
testi cifrati – ...
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