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I Diavoli ovvero: i Geni della Foresta (3/1)
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Siamo qui! (5)
A codesto punto mentre mi appresto al misero pasto alla radice composto,
la parabola - mia nemica - ne soffia una nuova, io Albero per questa segreta
cima, io Straniero di questa strana Vita, scorgo da lontano un alpinista
innominato reduce e maestro anche lui della Grande
Notizia dal Vento narrata.
Si racconta di lui che alto mentre vagava in cerca della vera cima da
lontano scorge strane figure o abominevoli uomini delle nevi; tutti neri anche
loro con l’impronte ben distinte e visibili sulla neve, solamente che questa
specie avvistata, e da Satana annusate, di Rima più scura e non certo solo per
il freddo, da quassù con Satana accompagnato mi diletto in questo breve Frammento
di Pensiero che dovrebbe far riflettere nel corretto componimento dell’intera
Via conquistata: scambiati per animali non certo da me che tanti ne accompagno
su per questa cima con il peso della parola udita giammai della corda o dello
zaino pesante come una croce, Satana mio fidato amico li
osserva da lontano giacché è lui il capobranco di questa breve avventura…
…Insomma, dicevo, che all’improvviso dopo un Viaggio alquanto strano mi
ritrovo su’ per questa innominata cima in Franco solido terreno o soldo di una
strana cordata, lo Yeti già annunziato fu avvistato da Satana in persona gli si para incontro con la
coda festosa e mi fa cenno che trattasi di esseri una volta umani e non certo caduti dal
cielo come spesso del germanico parente Franco si racconta e ciarla. Questi,
mezzi assiderati negri - per loro sfortunata natura - sia per lo Yeti che per
il prode Franco - furono, per il diritto di cronaca tramandata, annunziati e
salvati da Satana capobranco tanto che in cor loro (degli animali non certo
degli umani) debbono provare una grande compassione per simil spettacolo…
Dal Rifugio denunziato!
Fuggiti da ogni confino accompagnati da accidenti e strani accadimenti
mi cascarono alle ginocchia implorando il bene del nostro Dio non sapendo in
verità e per il vero che in codesto nuovo Viaggio sono accompagnato da Satana
fedele scudiero…
Ho pensato, dopo averci ben ragionato di scrivere una Lettera al Papa e
proporgli di spartirci non più l’Universo intero ma anche la Sfera che da
questo deriva visto il miserando spettacolo che agli umani Yeti nei loro
governi si paventa, giacché non esiste bene o male che ci possa dividere su
questa disgraziata vista, la quale per il dovere di cronaca nel Giardino
dell’Eden celebrata o zoo dell’uomo evoluto dal progresso nominato, fui
arrestato in flagranza di reato.
Caro Papa sembrerà strano o fors’anche il ‘roverso’ di quanto da noi
per secoli discusso talché potremmo disquisire, in verità e per il vero, chi il
vero demonio che governa la Sfera intera e con essa l'Universo detto!
Rischio la galera e non solo quella forse anche l’Isola del Diavolo cioè
l’isolamento dal mondo intero, cosa altro potrei aggiungere rispetto alla
brevità di tale Rima…
...Erano luoghi di Sabba, e chissà quale ridda si sarebbe svolta tra breve
su pei monti diabolici!
Sentivo Satana alle mie calcagna; ansava forte, la lingua fuor di bocca
e mi cacciava il muso tra le ginocchia, e andava e veniva inquieto. Ci
accostammo fin sotto la parete grigia che saliva subito altissima come il muro
d’una prigione.
Eravamo giunti.
Da quel punto levando il capo nulla si vedeva del monte: lo scorcio della
rupe imminente finiva subito nel cielo. Sostammo noi pure; si sciolse la corda
dal collo di Satana, si smisero le giubbe sulle quali cane esperto si
accovacciò, rassegnato ad attenderci per lunghe ore...
Quanto tempo trascorse da questo momento a quello che ci vide giungere
in vetta? Furono brevi minuti o tutto un lungo giorno? Fu un volo il mio o
strisciai penosamente come un verme sul pel muro? Quando tutto fu compiuto, e
la cima conquistata con il grande.... Diavolo delle Dolomiti e con Satana alla
testa, la schiera de’ miei compagni s’avviò giù per la sassaia verso l’albergo
e in breve scomparve; si perdé poco a poco nella valle il rumore dei passi. Rimasto
solo ai piedi delle torri, le contemplavo ancora una volta; volevo prolungare
quel giorno troppo breve, chiuderlo nel raccoglimento di un muto colloquio
colla montagna, fissare per sempre ne’ miei occhi la visione dei piedistalli
sublimi sui quali, per un momento della vita, m’ero sentito felice.
Ritrovo sul mio taccuino segnate fedelmente le… ‘Bestemie’ di Piaz che
raccolsi e scrissi… lassù; in quel momento non v’era per me proprio null’altro
da fare.
Né s’imprechi all’insensibilità del cuore d’un vecchio alpinista; io
era freddo e calmo come giova di essere in simili frangenti; di fronte alle
evenienze più tragiche, l’animo umano sorpreso in piena lotta si mantiene forte
e sereno. Non ero inconscio, giacché ricordo che, in quei lunghi minuti passati
nel dubbio, affrontavo con… straordinaria lucidezza dello spirito e rapidità di
pensiero il problema assai difficile del soccorso, qualora vi fosse un ferito e
quello più dolente, ma assai più facile di un abbandono, qualora fosse
accaduto… di peggio…
Ricordo che, quando Piaz ebbe sfogato la piena del suo sdegno, io
raccolsi tutta la mia dignità di seniore e gli dissi con fermezza:
Piaz se perdete la testa voi, chi di noi ha da conservarla? E questo
bastò;
Tacque, con mirabile coraggio si slegò, scese da solo rapidamente nel
precipizio, e, avvicinatosi al margine d’un (foglio d’un rigo…) salto,
interrogò:
– Fraulein, wie geht’s?
E, come la signorina era muta e nessuno di sotto rispondeva, discese
ancora e interrogò più forte:
– Ugo! come sta la signorina?
– Pare che vada meglio!
Rispose la voce lontana dell’amico e quanto mi fu caro l’udirla!
E questo ci è di conforto… a noi quanto al mondo intiero…
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