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....DOVE LA NEVE E’ INTERMITTENTE DURANTE LA
STAGIONE FREDDA, LE PRECIPITAZIONI NEVOSE MEDIE TENDERANNO A DIMINUIRE VIA VIA
CHE IL CLIMA SI RISCALDERA’ PRIMA DI CESSARE DEL TUTTO IN ALCUNI LUOGHI. E’
INTERESSANTE CHE L’AREA RICOPERTA DA COLTRE NEVOSA DURANTE LA PRIMAVERA E
L’ESTATE SI SIA BRUSCAMENTE RIDOTTA DI CIRCA IL 10% dopo il 1986: questa
diminuzione ha contribuito all’innalzamento delle temperature primaverili alle
medie ed alte latitudini.
Ma al di là dell’entità complessiva delle
precipitazioni, gli scienziati sono particolarmente interessati alla frequenza
dei grandi rovesci e del rapido aumento del livello dei fiumi, date le
implicazioni pratiche di questi eventi.
QUALI CAMBIAMENTI DOVREMO ATTENDERCI IN
QUESTA FREQUENZA?
Il verificarsi delle precipitazioni è
condizionato dall’umidità relativa, che è il rapporto della concentrazione del
vapore acqueo rispetto al massimo valore di saturazione. Quando l’umidità
relativa raggiunge il 100%, il vapore condensa in nubi, permettendo le
precipitazioni. I modelli al calcolatore indicano che la distribuzione di
umidità relativa potrebbe e dovrebbe variare in misura inferiore rispetto agli
altri cambiamenti climatici. La concentrazione di vapore acqueo necessaria a
raggiungere la saturazione nell’aria aumenta rapidamente con la temperatura: di
circa il 6% per grado centigrado. Quindi, in un clima più caldo, la frequenza
delle precipitazioni (che è legata alla frequenza con cui l’umidità relativa
raggiunge condizioni di saturazione) varierà meno della quantità di
precipitazioni (che dipende da quanto vapore acqueo si trova nell’aria).
Inoltre, non solo un mondo più caldo avrebbe probabilmente più precipitazioni,
ma l’evento medio di precipitazione sarebbe plausibilmente più intenso.
Varie analisi sembrano già confermare questo
aumento di intensità. TEMPERATURE PIU’ ALTE ESSICCANO IL SUOLO INCREMENTANDO I
TASSI DI EVAPORAZIONE ATTRAVERSO LE PIANTE. PARECCHI MODELLI FANNO PREVEDERE UN
SIGNIFICATIVO AGGRAVAMENTO DEGLI EPISODI DI SICCITA’.
…ORA
ESAMINIAMO IN LOCO LA CONSEGUENZA DI QUANTO DETTO E CI SPOSTIAMO NEL VASTO
TERRITORIO DEL CANADA: IL NUNAVUT…
Il Nunavut è il nuovo territorio del Canada
nato il 1° Aprile 1999: la creazione del terzo territorio del Canada è stato un
prerequisito per arrivare alla richiesta formale degli Inuit. Il Nunavut
comprende circa un quinto della geografia canadese e in questa area approssimativamente
vivono circa 28.000 persone… Per migliaia di anni, gli Inuit, a prescindere le
alterne condizioni meteorologiche nei vari decenni della loro permanenza nel
nord dei loro stanziamenti, sono sopravvissuti con la raccolta delle risorse
della terra. OGGI STA CRESCENDO LA CONVINZIONE E CON ESSA LA CERTEZZA CHE LE
RISORSE STANNO CAMBIANDO E CHE MOLTI DI QUESTI CAMBIAMENTI SONO IL FRUTTO
DELL’ATTIVITA’ INDUSTRIALE IN ATTO PROPRIO OLTRE I CONFINI DEL NUNAVUT.
Le grosse quantità di gas-serra che si stanno
immettendo nell’atmosfera, come risultato dell’uso umano dei combustibili
fossili nel mondo, stanno intensificando l’effetto serra naturale…, di
conseguenza, diversamente da come sono abituati gli abitanti delle zone
temperate, l’anno Inuit ha sei stagioni come rilevato in due o tre comunità di
studio. Queste sono: Ukiaquaaq (da metà settembre all’inizio di ottobre); Ukiaq
(da fine settembre all’inizio di novembre); Ukiuq (dall’inizio di novembre
all’inizio di marzo); Upinngaqhaaq (marzo, aprile e maggio); Upinngaaq (da
giugno all’inizio di agosto); e Aujaq (da metà agosto alla fine di settembre).
In inuktitut ci sono anche i nomi diversi per i diversi tipi di neve e
ghiaccio.
COSA HANNO NOTATO GLI INUIT?
I Nunavummiut stanno sperimentando drammatici
cambiamenti da parecchie generazioni, ma i cambiamenti più pronunciati sono
stati osservati negli ultimi dieci anni. Le comunità di studio sono tutte
concordi nel dire che il tempo ora è molto instabile in confronto alle
esperienze del passato. L’instabilità del tempo si nota nelle fluttuazioni
della temperatura, nel cambiamento della direzione e dell’intensità del vento e
delle caratteristiche delle tempeste…con tutto ciò che ne consegue per
l’equilibrio della Natura e con essa dell’uomo…
ESISTE
UNO SPECIFICO EQUILIBRIO-SQUILIBRIO INTESO COME FLUTTUAZIONI INTERANNUALI NELLA
STABILITA’ EVOLUTIVA DELL’AMBIENTE, UN EQUILIBRIO E RECIPROCO RAPPORTO FRA
ATMOSFERA ED OCEANO IL QUALE STUDIATO ANCHE NEGLI ANDAMENTI E/O MODELLI ANNUALI
NELLE FREQUENZE INDIPENDENTI DALL’INTERVENTO UMANO, PUO’ RISENTIRE, CAUSA
FATTORI UMANI ENUNCIATI E GRAZIE ALLE STESSE INTERCONNESSIONI DI CUI GODE E DI
CUI OGGETTO DI STUDIO, E DI CONSEGUENZA ALTERARE E CONDIZIONARE
L’EQUILIBRIO NELLA CICLICITA’ DI CIO’
CHE MONITORATO QUALE FREQUENZA ALTERNATA.
EVENTI ED EQUILIBRI PIU’ O MENO STABILI PIU’ O MENO REGOLARI NELLA LORO
MANIFESTA CICLICITA’ I QUALI GRAZIE AD UN DELICATO RAPPORTO E RECIPROCA
INTERCONNESSIONE INERENTE ANCHE AL CLIMA GLOOBALE DEL PIANETA POSSONO
CONDIZIONARE IN MANIERA IMPREVEDIBILE UNA CATENA IRREVERSIBILE DI EVENTI –
ANCHE NELLE PREVISIONI MONITORATE DALLO STUDIO DI QUESTI...
1891…
…In origine, il termine El Nino si riferiva
ad una corrente stagionale calda che si instaurava lungo le aride coste del
Perù e dell’Ecuador nel periodo natalizio, mitigando le condizioni determinate
dalle correnti da sud normalmente prevalenti….
La prima descrizione scritta del fenomeno
risale al 1891, ma i pescatori peruviani ne erano consapevoli già da molto
tempo. A intervalli di alcuni anni la corrente da nord era eccezionalmente
calda e intensa, e si incuneava fino a latitudini molto meridionali recando con
sé ‘doni’ in grande quantità. In una di queste occasioni un viaggiatore in
terra peruviana aveva descritto in questi termini lo spettacolo presentatosi ai
suoi occhi: ‘…il mare è pieno di meraviglie, e ancor più la Terra. Innanzitutto
il deserto diviene un giardino, il suolo si intride d’acqua per le forti
piogge, e in poche settimane tutto il paese si ammanta di pascoli verdeggianti.
Il bestiame si riproduce in misura doppia rispetto al solito e il cotone può
crescere in luoghi altrimenti del tutto sterili’.
Da questo resoconto si può ben comprendere
perché l’evento di El Nino non fosse considerato una iattura, ma al contrario
un evento positivo, un ‘regalo’ dal Bambino Gesù (El Nino, appunto). Oggi,
però, il termine El Nino non si riferisce solo alla corrente costiera annuale,
ma al ben più spettacolare fenomeno interannuale che influenza gran parte del
globo…
Le variazioni interannuali delle temperature
superficiali del mare nel Pacifico tropicale sono sia la causa sia la
conseguenza delle fluttuazioni nelle condizioni atmosferiche associate alla
‘Southern Oscillation’. Questa circolarità dei fenomeni spiega l’instabilità
delle interazioni tra OCEANO e ATMOSFERA e dà luogo ad un processo di
retroazione positiva. ATMOSFERA e OCEANO, per esprimerci con una metafora pari
al mito, sono compagni di danza: ma chi è che conduce? Benché intimamente
accoppiati, OCEANO e ATMOSFERA non formano una coppia perfettamente simmetrica.
Mentre l’ATMOSFERA è veloce e agile e risponde puntualmente ai segnali
dell’OCEANO, l’OCEANO è lento e pesante e impiega molto tempo ad adeguarsi a un
cambiamento dei venti. L’ATMOSFERA risponde ad un’alterazione delle temperature
superficiali del mare in pochi giorni o settimane: l’OCEANO ha molta inerzia e
impiega mesi per raggiungere un nuovo stato di equilibrio… Pur questo essendo
un fenomeno periodico la sua frequenza e intensità si SONO ACCENTUATE NEGLI
ULTIMI DECENNI…
…Da che cosa è dovuto…?
la Terra assomiglia sempre di più ad una
pentola in ebollizione con un coperchio che non lascia sfogo al suo carico di
energia termica. Non stupisce dunque che una delle preoccupazioni più sentite
fra gli studiosi dell’Ambiente riguardi il riscaldamento dell’atmosfera.
Il fenomeno dipende dal fatto che alcuni gas
prodotti dalle attività umane modificano la chimica e la fisica dell’aria, al
punto che si ha una amplificazione del cosiddetto ‘effetto serra’ anche in quei
fenomeni o eventi metrologici più o meno monitorati compresi e previsti. Gli
aerosol (polveri, fumi prodotti nei processi di combustione), che hanno potere
refrigerante, riescono a frenare solo in parte questa tendenza. Il risultato è
uno spostamento significativo del bilancio termico del pianeta Terra, in grado
di influenzare molti processi di interesse climatico ed ecologico. Il ‘surplus’
di calore che rimane confinato nell’atmosfera è responsabile dell’alto numero
di eventi climatici estremi che si scaricano sull’ambiente e sulle popolazioni.
Alle latitudini tropicali le precipitazioni a carattere alluvionale e gli
uragani sono sempre più frequenti e producono disastri, anche e soprattutto
economici, che allarmano gli esperti.
L’‘Ipcc’ già nel 2003, ragion per cui 16 anni
fa’, affermava che se non verranno adottati provvedimenti concreti per
diminuire le emissioni di gas serra, entro i prossimi 40 anni la temperatura
media dell’aria salirà di oltre 1°C e la crisi sarà ancora più complessa da
affrontare. Oggi alla data della presente, ben poche cose sono state fatte di
quanto previsto ed i danni ambientali
sono più che evidenti più che riscontrabili più che accertati…
Oggi si stima che i livelli atmosferici di
anidride carbonica (CO2) siano i più elevati degli ultimi 420.000, ma la scintilla
del cambiamento climatico scoccò alla metà del XVIII secolo. Fu la Rivoluzione
industriale, infatti, a segnare la radicale intensificazione delle attività
basate sull’uso di combustibili fossili e dell’effetto serra. L’analisi di
campioni di ghiaccio estratti da ghiacciai perenni ha permesso di stabilire che
prima del 1750 la CO2 atmosferica era di 280 ppm (parti per milione), un valore
decisamente più contenuto rispetto ai 368 ppm misurati nel 1999. Che si tratti
di CO2 ‘artificiale’ cioè generata dalle attività umane, non vi è
dubbio. Le prove si basano sullo studio degli isotopi del carbonio, ovvero
delle diverse forme in cui l’atomo di carbonio si presenta a seconda della sua
provenienza…
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