CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 6 giugno 2021

BREVE PREMESSA (per il non breve racconto) DELLA DOMENICA (26)

 



























Precedenti capitoli...:


sempre di Domenica dispensati (24/5)









& il Liuto (quasi completato 


e da taluni solo contemplato)


[posto alla vostra umile dotta attenzione]


Prosegue con alcuni...:








Aggiornamenti (29 anni dopo)...


& con considerazioni post-mortem (15/6)








La visita all’Ade Plutarco parla di antri o stanze (mégara o adita) dove erano calate offerte.

 

Eusebio narrerà che Costantino aveva fatto sistematicamente esplorare questi ridotti sotterranei, antri di ninfe, di Mitra, di Attis, di Cibele, ingressi all’Ade, caverne natali di Zeus; ma sicuramente non gli sarebbe bastato l’esercito romano per indagarli tutti!

 

Damascio nella Vita di Isidoro accenna ai fiumi sotterranei nelle caverne, che stavano per lo Stige.

 

Da queste notizie, che sovrabbondano nella patristica, è dato comprendere la visita all’Ade in Omero e Virgilio e si può forse intendere l’episodio di Matteo, lo scoperchiamento dei sepolcri dopo la morte di Gesù: le visite allo Se’ol erano offerte a tutti.




E proprio in concomitanza con lo sprofondamento di Gesù si offriva la calata. Per la visita serviva una guida: Thot, Ermete.

 

Più tardi Virgilio o Michele o una vecchierella ispirata, la Sibilla, specie la Cumea o Inanna, di cui parla il pavimento della cattedrale di Siena col cartiglio Et mortis fatum, fini et trium dierum somno suscepto lune initium ostendens in lucetti veniet primum resurrectionis, sino al fato di morte e dopo aver fatto un sonno di tre giorni, allora mostrando l’inizio, verrà alla luce il principio della resurrezione.




Ci furono anche segni eloquenti al tempio di Gerusalemme, dove si lacerò il velo, nonché indizi celesti come il sole coperto. Accompagnando insieme a Gesù la discesa nell’Ade, tutti avrebbero rifatto il percorso di Odisseo e di Enea.

 

Il Vangelo di Nicodemo narra che due figli del Sommo Sacerdote Simeone, Lucio e Carino, corrono a Gerusalemme ad annunciare il trionfo di Gesù (il Messia) nello….

 

Lo avevano veduto o andavano a testimoniarne il miracolo.

 

Oppure a denunziarlo e calunniarlo!




La visita all’Ade era dunque un’esperienza abbastanza comune: Gesù vi scese e fu veduto mentre attraversava i torrenti inferi, quindi spingeva in alto Adamo, Eva e i patriarchi salvati.

 

Intanto altri lo scorgeva per le stradine di campagna che si accompagnava ai vecchi discepoli e mangiava con loro: nello stesso momento appariva sottoterra e risorto sulla terra.

 

Nella pittura senese, ancora prossima alla bizantina, spicca il capolavoro di Pietro di Sano, sito nella chiesa della collegiata a San Quirico d’Orda. Nella triangolare capriata che sovrasta il quadro stesso figurano due scomparti, a sinistra, sede della potenza, Gesù è dipinto che risorge col vessillo crociato in pugno; a destra invece, sede dell’atto, sempre impugnando quel vessillo bianco crociato di rosso, scende nell’Ade.




Resta da porsi un quesito preliminare.

 

Che cosa si prova quando il salire e lo scendere si alternano sino a confondersi l’uno con l’altro?

 

La vertigine, che segue di norma ogni allenamento sportivo a prova di equilibrio, qualsiasi preparazione di mestiere a condizioni difficili, come l’arte del muratore a grandi altezze.

 

Di per sé la vertigine non reca vantaggi, è una semplice denuncia di impreparazione; soltanto sopprimendone lo smarrimento si procede davvero al di là della norma comune. La semplice successione spasmodica, che fa rasentare la nausea e il vomito, è conquista da mestierante di certi sport, da muratorello.




 Allo sgomento per il rischio nel quale si è proiettati, deve succedere l’abitudine ormai connaturata al patimento, che lo cancella.

 

Si sta salendo o scendendo? (questa la vera ‘questio’ circa il nostro e vostro ugual medesimo Tempo…)

 

Questa domanda deve ricevere risposta, e nitida.

 

Il fatto di non poterla dare è la prova che si è entrati nella condizione equivalente al martirio: non si sa; si sta visitando l’Ade o Se’ol o si sta salendo nei cieli?




Si vive contemporaneamente nella bassura e nelle altezze. Si è sottoposti a tortura e sollevati al punto dove la percezione del dolore cessa o è travolta dall’afflusso di intensità sensibile, dalla piena di gioia.

 

Occorre rammentarne l’orrore che denuncia ancora Immanuel, il famoso amico di Dante, quando nel suo Inferno declama contro coloro che non sono attratti da Dio e dai suoi pii, i cui cuori non ragionano e i cui occhi sono offuscati come avessero stretto un patto con lo Se’ol.

 

 Quale concezione ebbero gli antichi della vita sensibile dopo la morte?




Vivacchiare stentato di ombre fra ombre, mortificazione sommamente penosa, tedioso ripetere di ciò che si è già vissuto in pieno e si conosce già a fondo: visitare le dimore dei defunti è una prova straziante, si compie per raccogliere conoscenze, giusto per incontrare chi non si è avuta occasione di frequentare e per riceverne ammonimenti, in un’atmosfera psichica tumultuante di vendette non raggiunte, di stizze non placate…

 

L’aria dei morti vibra di parole strappate ai deliri dell’ultima ora.

 

Al contrario, invece, l’irruzione dei defunti nel mondo dei vivi produceva sgomento e orrore, parlavano in maniere scombinate e oltraggiose, facevano gesti puerili e minacciosi, formavano un esercito di vendicatori sinistri. Scrivevano sconnessi: ‘oracolari frammentati da insensati incompresi Frammenti’. Torturavano, non soltanto con la paura che la loro presenza incuteva naturalmente...


 

(…Giacché nell’ultima hora del condannato più morto che vivo, talvolta o troppo spesso, nel normale odierno accadimento, ovvero un Infinito che parla con un numero dato al Vento…, apportando - di conseguenza - quel normale scompenso e non solo cardiaco… o meglio che dico, ‘cardio-economico-circolatorio’ al normale nuovo Elemento innestato ed ancora non del tutto sostituto, [come direbbe il più noto gnostico di Princeton: “qualcosa si oppone alla calcolata ‘materia’ ” …] nello stesso ugual Vento.

 

Indi all’intera Parabola con cui ognuno - più morto che vivo - al di là dell’orizzonte, sperimenta la vita; ovvero: la morte in-diretta precipitata o perita fuoripista dalla Cima…. con tutta la ben nota Forchetta…

 

Così nacque il digiuno della Coscienza!

 

Di cui ognuno sprovvisto - Nessuno escluso - (per grazia d’Omero) nella salita e discesa al di là d’ogni pista tracciata.

 

La bassezza morale non meno di quella culturale regna sovrana giù nella piana, gli ammorbati incantati - ovvero novelli prometei incatenati - dimorano in cosparsi sanatori e con loro ogni antico Elemento dato e non ancor sostituito & defunto (Omero l’idraulico, in codesta difficile hora - o strofa cantata -, dicono occupato, indi si prega di rimanere cortesemente sospesi in linea per non perdere l’ode d’attesa…).  

 

Dicono curato e riparato - e anche un poco digiuno colpa della dieta o della Forchetta, dipende dalla vista in medesima ugual loggia.

 

Ragion per cui, sottratta alla nuova ragione all’edicola esposta in odor di riforma: - il morto più vivo -, e il suo Essere superiore, al di là, appunto, dell’umana coscienza [o frequenza data dell’intera frammentata odierna, aggiungo, social… Parabola], incutere terrore antico [di conseguenza castigato e severamente umiliato et punito in nome e per conto d’un diverso Dio].

 

Ovvero mortificare in Aeternum l’odierna economica scienza e/o dottrina a fascicoli dispensata, questo il suddetto grave reato contestato dal Brusca ‘in personam’ e dal socio Denaro con il resto della più nota ignorata comitiva (o Compagnia) ben assisa alla loggia incantata dall’alta montagna, giù nella libera padania - fin su - alla più nota carta del menu della magna Grecia.

 

Affinché per sempre siano comandati et perseguitati nonché  incamminati - scalzi ignudi e tremolanti - sulla retta cogitante Via e mai, - di conseguenza -, smarrirla [voce e comandamento, fors’anche e mi correggo,… mandamento, ed hora solo coro nelle tavolate del vento…] in nome di Messina.

 

Si rischierebbe di imbattersi nell’Alma superiore d’una Lingua straniera per sempre, seppur apostrofata con ‘somma’ maestria, giammai compresa, giacché la suddetta ‘somma data’ ed anche ricevuta, un pochino falsata nel calcolato bilancio recitato dall’intera Compagnia!

 

L’Ade avvistato appare hora crittografato, nonché scomposto e frammentato, in brevi deliranti ispiratici orfici ‘messaggini’ tutti evoluti a tratti semitici entro una Bibbia non ancor tradotta, mi dicono dalla regia, neppur udita: “Dio non fu più udito da Bergamo fino a Messina mentre dettava nuovo oracolare testamento o mandamento…, scusate… italico comandamento!”.

 

Per poi essere unanimemente derisi dall’intera Compagnia riunita - o scissa - nella nuova greca geometrica padania unita… fino a Messina.

 

Comprendiamo ed ammiriamo [anzi aggiungo e porgo alle tavole un invito: “Fuggite! Fratelli amici e novelli suicidi prima che ci ammazzino entro e fuori codesto stato così mal partorito, ma sicuramente curato come ben nutrito di facezie artifizi e capi-comici riunti et im-banditi…] chi è fuggito!?

 

Una affermazione o un interrogativo?!

 

un errore grammaticale oppure una nota stonata sullo spartito?

 

Chi è partito?

 

Si narri il Fatto!

 

Affinché Nessun giammai comprenda quanto lo Stato lontano dalla propria Terra!

 

Il mistero rimane Sovrano (in nome del dio incaricato custode del denaro) tutto raccolto nella palmare mano alla grotta della ninfa, ove un tempo si entrava da liberi uomini e si usciva in forma e sostanza di dio; ed hora, qual nuovo miracolo dato dal Sovrano incaricato, si nasce dei ad immagine di Cristo incatenato e si esce al casello - assegnato e post-datato - della più nota frontiera del Brennero dopo aver pagato il dovuto obolo di ‘passaggio’ al di là del mondo dei vivi… non ancora morti del tutto.

 

E con lui Esiliato mai sia detto resuscitato, narrato da Marco pagano alla piazzola di ristoro in doppia lingua tradotto meno l’italiano; dicono che Nulla abbia consumato, Marco mai convertito, tutti affermano - Nessuno escluso - pur le generose offerte, ancor più caro dato al Tempio del banco di cambio (alla solitaria vista d’un umiliato Cappuccino avvistato e mai donato…), o alla Borsa diluito; giacché nella più nota teoria, ovvero deriva dei continenti, hora naufragati in Terre promiscue et valutate - nonché elevate e convertite - nelle più famose geologiche stratigrafie, ove ogni Elemento nato ed evoluto sino ai più inaccessibili cristalli della Sfera, o antica alchemica scienza societaria, afflitta dal morbo della Grotta!

 

Il Cappuccino non gradito!

 

Ovvero: la specie evolve e muta forma seppur i geni di ugual medesima elevata sostanza…

 

E non più come nell’antica èra della futura tomba ex zolla di Terra…

 

Cotal altrui - d’ognun - innominato disorientamento nasce, infatti, quando la retta via - o meglio la via ‘maestra’ intrapresa - a causa dei morti ancor in vita.

 

[Chi sia cotal ‘maestra’ preferiamo giammai incontrarla, abdichiamo alla morte qual migliore compagna di esiliata camminata, sino alla già nominata evaporata tomba dall’intera cordata accompagnata, successivamente narrata in quote ed ossari disgiunti reclamare pani sudari non men di frammentati calzari, conservati in giare e rotoli già dati per Morti sino alle piramidi egizie ove nati et imprigionati; nonché a noi restituiti e tradotti qual pani nel miracolo della lievitazione della scienza filosofica, oppure intuito di borsa. Li ringraziamo per l’asterisco per il pensiero, per l’allegro movimento, per la sinfonia e l’accento, e non per ultimo, l’elevato senso morale dato alla borsa d’ognuno… il greco permettendo! Per ciò detto partiamo da un assunto dato al genio il qual pur mutando forma giammai nella sostanza d’una bassa manovalanza…]

 

Apportare nella fine - o infine - una delirante crisi di coscienza, siamo noi i morti, o loro gli Eterni Infiniti geni di questa ed ogni material terra alla deriva et quotata nella borsa d’ognuno?

 

Tutta colpa dei loro Tempi così mal naufragati e diretti dalla sala regia fors’anche regia, o meglio mi correggo, mal navigati ed interpretati…Scusate lor signori per l’asterisco ma mai sia detto raggiro quest’arte ci è sconosciuta!  [Giuliano] ),




 …ma con l’abuso di anarchici gesti rimembrami più che seviziarmi.

 

Era questa parte della visita all’Ade che occorreva rammentare e il torturatore pretorio romano gettava nello sgomento causato da questo contatto doloroso, ma l’allucinazione contraria faceva da leva e cessava il dolore della ferita.

 

(Zolla)



 

 

 

 


 

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