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....Senza dubbio. Lo spirito al quale stiamo alludendo non è però una
rinconcezione dello spirito in generale, ma una concezione di un particolare
tipo di spirito. In base alle vostre descrizioni, è uno spirito
autosufficiente, autonomo, che si nutre degli elementi ed è piuttosto
indipendente dalla vita animale. Denota perciò un tipo di spirito indipendente
che non è una manifestazione della vita animale. E' come se questa 'donna'
avesse conosciuto, in qualità di spirito, solo la manifestazione della vita
animale (attraverso un lupo o un orso), il respiro della creatura vivente con
tutti gli eccessi ed i difetti (parliamo di un lupo...). Ma questo non è
il vero spirito.
SIG. BAUMANN: Soprattutto per un americano, si potrebbe definire lo
‘spirito’ come una forma di azione.
DOTT. JUNG: Esattamente. Invece lo ‘spirito’ è anche una forma di
inattività. Una forma di ‘spirito’ si presente come un senso di turbamento.
Per esempio, il vocabolo tedesco per spirito è 'geist', che deriva dalla radice
gotica 'us-gaisyan', che significa essere turbati, emozionati. La parola
svizzera 'uf-gaista' significa essere molto turbati. 'Geist' in origine si
riferiva alla parola 'ghost', si potrebbe dire quindi che uno spirito, uno
spettro, denoti un turbamento. L'irritabilità, l'eccitazione dei cavalli
focosi, nella nostra concezione, è 'geistig'. Le radici delle parole rimandano
alle immagini che sottendono la nostra rappresentazione mentale, possiamo
perciò concludere che lo spirito, 'Geist', l'anima, è un soffio, il
"respiro dalle nostre bocche". Ma per contraddistinguerlo da ciò che
si potrebbe chiamare un fraintendimento animale, l'inconscio reputa che la vita
‘spirituale’ autentica sia ‘assimilabile alla crescita delle piante’. E' la
condizione orientale - della Cina o dell'India - ma non la nostra concezione
occidentale. In occidente lo abbiamo identificato con ciò che chiamiamo
'Geist'. La gente comune definisce tuttora le grandi menti come grosse
'Geister'. Il vocabolo inglese 'mind' (mente) è di gran lunga migliore
del tedesco 'Geist', ma in tedesco è più significativo. In Francia sarebbe
'grand esprit'; lì pensano che gli esseri umani, essendo animali, potrebbero essere
grandi spiriti….
… Questa rappresentazione mentale trae origine dalla supposizione che
coloro che emettono respiri potenti, che producono un vento potente, devono
essere ‘spirituali’ poiché producono qualcosa che ha una natura invisibile,
come corpi fatti di respiro e che non possono essere visti, ma che escono dalla
bocca. Si è sempre pensato che l' ‘anima’ uscisse dalla bocca. Le parole sono
corpi aeriformi, suoni invisibili, perciò si presume siano ‘spiriti’. Eppure
questi sono tutti fraintendimenti animali, perché le cose veramente
‘spirituali’ sono in ogni caso invisibili ai nostri occhi, per noi sono
principi diametralmente opposti, il principio della vita vegetale che è
interamente opposta, una forma di vita diversa. La vita dello ‘spirito’ è un contrasto
assoluto, e per questo ci si accorge che, comunque lo ‘spirito’ si manifesti, è
ostile a molte forme della nostra vita animale, alle nostre abitudini e alle
nostre convinzioni. Ogni nuova manifestazione dello ‘spirito’ ha sempre
comportato ogni sorta di guai. Pensate alla manifestazione dello spirito
nell'islam, o nel Cristianesimo, sono stati versati fiumi di sangue, perché la
vita delle piante ha una crescita diversa da quella degli animali. Vedete, la
vita animale ha una crescita che può essere rappresentata così: A è l'inizio e
B è la fine della vita, si presenta come un'ascesa e una discesa. A causa delle
diverse stagioni della vita non c'è una crescita regolare, la stagione degli
amori per gli animali, i periodi di calore, per esempio, o i cambiamenti dovuti
alle migrazioni stagionali. Per l'uomo è la stessa cosa, la crescita animale è
sempre crescente e decrescente. Bene, anche la crescita delle piante ha
un'oscillazione stagionale, ma per lo più si tratta di una crescita di
questo tipo: (AC) sino a quando, alla fine, l'albero
muore improvvisamente. Ma fino al suo ultimo anno di vita fiorisce e
produce frutti come ha sempre fatto sin
dall'inizio. Inoltre, in questo tipo di vita, le oscillazioni stagionali
sono molto meno violente. E' naturale che siano meno violente per qualcosa che
è radicato nella terra; un albero non può tirare fuori i piedi dalla terra.
L'animale può saltare via, può permettersi di turbarsi, di eccitarsi, e perciò
ne trae vantaggio e indulge nella sua eccitazione, come facciamo noi; la
maggior parte della gente indulge nel proprio turbamento, le piace essere
eccitata e saltar via, mentre coloro i quali hanno una nozione della vita degli
alberi sentono che questa eccitazione è per niente positiva. E' per questo che
nello yoga cinese o indiano il primo principio fondamentale è che si rinunci
alle proprie emozioni, che ci si ritragga da esse; è come se ci si allontanasse
dalla curva del corpo animale che procede a scosse in quel modo insensato.
SIG.RA SAWYER: In certa misura le piante dipendono dalla vita animale.
DOTT. JUNG: Sì, nella simbiosi tra piante e animali.
DOTT. BARKER: Sembra esserci un'associazione tra questa idea e il
vegetarianesimo. I vegetariani si considerano molto più spirituali dei
carnivori.
PROF. DEMOS: Si potrebbe forse dire che la comparsa dell'ellenismo
sulla scena della cultura orientale corrisponda all'evoluzione dell'animale
dalla pianta? Intendo dire, la prospettiva occidentale è la volubilità, mentre
le piante sono padrone di sé, come l'Oriente.
DOTT. JUNG: Assolutamente, è quello che penso.
SIGN.RA CROWLEY: Vorrei chiedere se non possa basarsi su qualcosa di
diverso dal respiro, poiché le piante respirano.
DOTT. JUNG: Verissimo. La respirazione delle piante però è una sorta di
concetto scientifico, e noi dobbiamo tener conto del fatto che per ciò
che riguarda i primitivi non esistono cose come dei concetti scientifici.
Ciò che fa la pianta viene definito respirazione, ma il respiro di un animale
fa veramente muovere l'aria, e questa è una caratteristica specificatamente
animale. Per esempio, si sente l'impatto del vento, eppure non lo si vede;
diventa perciò una similitudine per le cose che non possono essere
viste nonostante i loro effetti siano evidenti. Vediamo che un fatto
spirituale, un fatto invisibile, ha avuto luogo e ci chiediamo come sia stato
provocato; è all'opera qualcosa di invisibile, e il nostro unico esempio di una
forza invisibile è il vento. E' come se il primitivo fosse a modo suo
terribilmente imbarazzato nel descrivere ciò che noi chiameremmo effetti
psichici. Poiché il corpo caldo, dice che deve esserci una fiamma, oppure deve
esserci un respiro poiché il corpo respira, o sta succedendo qualcosa di
soprannaturale perchè sente freddo. Un vento freddo è sempre stato il segno di
una presenza spettrale. Nelle sedute spiritiche succede davvero: si sente un
soffio di aria fredda che precede la manifestazione dello ‘spirito’, come se
qualcuno fosse passato molto velocemente. Si suppone che si tratti di uno
‘spirito’, il che significa: ‘Sono
turbato perché un vento freddo mi ha colpito’. Questa è l'idea di un effetto
spirituale. Non c'è niente da vedere e niente su cui si possa poggiare le
mani, non c'è niente. Ma il fatto è che l'aria si è mossa (nello stesso
istante), ed è una sensazione molto particolare quando per la prima volta si
sente (parlare) uno sbuffo di aria molto fredda innegabilmente reale. E'
naturale pensare che si tratti di un'allucinazione, ma la gente ha avuto queste
allucinazioni fin dalla creazione del mondo. In ogni cultura è possibile
scoprire esattamente lo stesso fenomeno, sia che stiate partecipando a un
incontro spiritistico in Cina, in Tibet, con i beduini sul deserto
africano o a New York.
(C. G. Jung, Visioni)
1) Si può presumere che vi sia in noi una 'duplice sostanza' e perciò
anche due specie di facoltà e attività, quelle che sono sempre perfette, e
quelle che sono successivamente imperfette e perfette. Questa soluzione cerca
di spiegare la tensione esistente nella nostra vita psichica attraverso
un'anima duplice. L'uomo dunque avrebbe un'anima superiore, che è immutata e
sempre perfetta, e un'anima inferiore, che cambia, e con cui si può
spiegare il passaggio dall'imperfezione alla perfezione. Se le due sostanze
sono separate l'una dall'altra, allora viene spezzata l'unità dell'essere
vivente, in quanto essa poggia sull'unità dell'anima. In questo caso, sarebbe
composta da una molteplicità. Inoltre, l'anima superiore sarebbe interamente
separata, non avrebbe più controllo sulla vita umana, e non avrebbe, di fatto,
niente da fare con essa. Il fatto che la vita umana sia caratterizzata
dall'essere perfetta e imperfetta di volta in volta, si può imputare solo alla
seconda anima. 'ipotesi di un'anima che non muti è pertanto completamente
superflua. Si potrebbe, forse, sostenere che questo non si riferisce a due
'sostanze' in senso proprio, ma piuttosto a due 'vite' o 'princìpi' o
'relazioni' all'interno dell'anima stessa. Certamente, in questo modo,
viene garantita l'unità dell'essere vivente, cosicché l' 'Io' umano non
è come un CORO o certe altre molteplicità, poiché queste 'vite', si
combinano per formare un singolo principio. Ma allora ci troviamo....
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