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Le Alpi Orobie hanno lo spartiacque che fa da confine tra la provincia
di Sondrio e quella di Bergamo e quindi con le sue valli: Brembana, Seriana, di
Scalve. I passi, che troviamo a rompere la continuità della cresta che va dal
Pizzo Legnone, a Ovest, fino alla Val Belviso a Est, sono di varia altezza e
valicabilità. Alcuni sono più bassi e di agevole superamento come vedremo, altri
pur essendo transitabili, non sono agevoli e frequentabili da tutti,
occorrendo, per superarli una preparazione particolare e una abitudine a
frequentare le zone impervie, che presentano anche notevoli pericoli per
l’incolumità personale, per non parlare dell’abbigliamento che deve essere
adeguato…
…Questi ultimi passi sono pure stati utilizzati nel tempo, ma
esclusivamente dai montanari che li conoscevano bene, e che sapevano come
superali senza pericoli, dai cacciatori, dai pastori, soprattutto di capre, e
infine dagli alpinisti che, dalla fine dell’800, hanno iniziato a esplorare e
poi a frequentare sempre in numero maggiore le montagne, scoprendo e utilizzando
anche passi, per il cui superamento occorrevano attrezzature particolari come corde,
piccozze e ramponi, a causa della loro eccessiva impervietà o per la presenza
di neve e ghiaccio.
Se è vero che le Alpi Orobie, nelle loro valli, sono state abitate da
tempi immemorabili, è anche vero che erano più facili le comunicazioni con i
residenti delle valli bergamasche, visto che il fondo della Valtellina era
pochissimo abitato e non transitabile a causa del corso del Fiume Adda non
irregimentato. Quindi i primi passaggi sui passi più comodi sono avvenuti per
scambi di prodotti della terra e di manufatti.
…E’ facile pensare che alcuni passi come quello di S. Marco, in Valle
del Bitto di Albaredo, quello di Dordona in Val Madre, che sono i più bassi sul
livello del mare e i più comodi, perché molto larghi e di facile accesso su
entrambi i pendii, siano stati i primi ad essere utilizzati dalle popolazioni
valligiane. Ovviamente non tutte le valli orobiche valtellinesi erano dotate di
simili facili passaggi. Altre, come la Val d’Arigna, possedevano passi più
elevati di quota e più impervi i cui pendii erano ricoperti da ghiacciai come
il Passo di Coca, 2645 m, che mette in comunicazione con l’Alta Val Seriana.
…Ciò nonostante anche questo passo è servito al passaggio delle
popolazioni valligiane, soprattutto bergamasche, e lo sta a dimostrare il
toponimo “Dosso del Mercato”, che si trova poco a valle rispetto all’attuale
Bivacco Corti, a quota 2300 m circa. Qui si incontravano gli abitanti di
Valbondione, ultimo paese della Val Seriana, che salivano l’impervia e lunga
Valle di Coca, attraversavano il passo omonimo e il Ghiacciaio del Lupo, molto
più esteso di adesso, e scendevano fino al dosso per incontrarsi con le
popolazioni della Val D’Arigna e di Ponte in Valtellina, per lo scambio di
prodotti della terra e di manufatti, intensificando di volta in volta i
rapporti di conoscenza e di amicizia.
I centri abitati, sui due versanti, posti a quote più elevate, e quindi
più vicini alle zone di attraversamento dello spartiacque, facilitavano la
frequenza dei contatti tra le popolazioni. Esempi in questo senso li abbiamo
nella Valle del Bitto di Albaredo dove il paese di Albaredo per San Marco è
posto non eccessivamente in basso rispetto al Passo di San Marco, e in Val
Tartano con il centro del paese e le frazioni della Val Lunga che si trovano
non molto lontani dal Passo di Tartano e da quello di Porcile, che permettevano
i contatti frequenti con Valleve e Foppolo in Val Brembana. Il Passo di San
Marco, poi, da tempi molto lontani, serviva al passaggio di intere mandrie di
mucche che venivano portate, risalendo a piedi la Valle di Albaredo, sulla
Strada Priula, di cui si parla in altra parte di questo volume, anche negli
alpeggi bergamaschi appena sotto la linea spartiacque, che venivano caricati
dagli alpeggiatori della Bassa Valtellina. Anche in questi alpeggi si produceva
il famoso formaggio Bitto, che veniva in parte commercializzato nella Val
Brembana.
La permanenza nelle zone bergamasche, durante l’estate, intensificava i
rapporti sia di tipo commerciale, sia di conoscenza e di amicizia tra le
popolazioni dei due versanti. Il Passo di San Marco è sempre stato un luogo di
passaggio dei commerci tra 187 la Repubblica di Venezia, e, se vogliamo, in senso
più lato, tra la Pianura Padana, e la Valtellina, la Svizzera e il nord Europa.
Possiamo certamente pensare ad esso come al valico più importante e frequentato
dell’intera catena orobica. Ma i passi orobici sono molti, come abbiamo accennato,
e sono stati usati anche per altri scopi oltre quelli commerciali e di
passaggio delle mucche verso gli alpeggi del versante Sud.
Nella parte più a Est della catena una serie di passaggi, non sempre
tra i più bassi e comodi, vennero usati nel passato dai contrabbandieri
bergamaschi che, soprattutto dai paesi dell’Alta Val Seriana e della Val di Scalve,
si recavano in Svizzera per procurarsi la “carga” di caffè o di sigarette. I
passi più frequentati, in questi casi, erano quello di Belviso in cima alla
valle omonima, quello della Caronella e a volte quello di Coca, già nominato, o
molto più raramente qualcuno di quelli della Val Venina, a causa della loro
lontananza dal fondo della Valtellina e del loro accesso impervio, visto che
dovevano essere affrontati con un notevole peso sulle spalle.
La strada per giungere dalla Bergamasca alla Svizzera, e viceversa, era
lunga e, per forza di cose, doveva prevedere delle soste che avvenivano nelle stalle
che i valtellinesi dei paesi attraversati, mettevano a disposizione con i
fienili, dove passare la notte e rifocillarsi, per poter riprendere la fatica della
risalita del versante verso il passo per il ritorno a casa. Sempre nella zona più
orientale della Catena Orobica, parecchi passi vennero attraversati da gruppi di
fedeli pellegrini che si recavano dai nostri paesi, soprattutto da Teglio, Aprica,
Castello Dell’Acqua e Piateda, al Santuario della Madonna delle Grazie di Ardesio
in Alta Val Seriana.
Questa tradizione, ripresa negli ultimi anni, in questi paesi anche per
merito del CAI (Aprica e Teglio) continua ogni anno, utilizzando i passi
tradizionalmente usati: il Passo di Belviso, 2518 m, il Passo di Caronella,
2600 m, il Passo Della Malgina, 2621 m, e quelli della Val Venina per Piateda e
cioè quello del Salto, 2410 m, in Val Vedello e, più raramente, quello della
Scaletta, 2523 m, in alta Val Caronno.
Anticamente, il pellegrinaggio si svolgeva interamente a piedi e in preghiera.
Oggi, pur mantenendo la sua caratteristica di fede, ha assunto anche un aspetto
turistico e quando giunge a Valbondione, l’ultimo centro abitato della Valle
Seriana, usufruisce dei mezzi di trasporto fino ad Ardesio che dista una
quindicina di chilometri, come pure nel ritorno in Valtellina, che di solito
avviene col pullman. Si tenga presente che i pellegrini odierni, a volte,
usufruiscono della possibilità del pernottamento nei rifugi alpini bergamaschi,
molto ben gestiti come il Curò, 1895 m, a interrompere il lungo cammino.
…Non molto sotto il Passo di Belviso, sul versante bergamasco, si trova
il Passo di Bondione, 2680 m, che permette di scendere in Val Seriana. Al Passo
di Venano, sul versante bergamasco, c’è il Rifugio Tagliaferri. Alla base della
cresta del Pizzo Torena, sempre in Val Belviso, troviamo anche il Passo Grasso
di Pila, 2513 m, alla quota dei primi due e più comodo, che però è poco
frequentato a causa della sua posizione a metà valle pur dando direttamente
accesso alla Conca del Barbellino, 1862 m. Nella vicina Val Bondone abbiamo il
passo omonimo, 2720 m, che è sempre stato poco frequentato. Molto più
transitato è invece il Passo di Caronella, 2600 m, in cima all’omonima valle,
dove esiste anche un bivacco dell’A.E.M. (A2A). Un locale spoglio sempre aperto
che può essere usato in caso di maltempo. Entrambi danno accesso alla Conca del
Barbellino in Val Seriana, come il Passo di Malgina, 2821 m, nella vicina
omonima valle, non facile da raggiungere dal nostro versante. In Val d’Arigna,
tralasciando i passi alpinistici, troviamo il Passo di Coca, 2645 m, già
citato, vicino al quale sorge il Bivacco Corti del CAI Valtellinese, 2499 m.
Passando alla Val Venina, sempre sulla linea spartiacque, troviamo una serie di
passi nelle varie valli che da essa si dipartono. In Val Caronno, il Passo
della Brunona, 2500 m, e il vicino Passo della Scaletta, 2523 m, già citato,
sono ora frequentati prevalentemente da alpinisti…
(I. Fassin & G. Combi)
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