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Un movimento caratterizzato da crescente accelerazione può avere diverse
tendenze; si può supporre che esso segua le leggi della caduta, oppure quelle
dell’attrazione o della spinta. Tutto questo dipenderà in larga parte dalla
posizione dell’osservatore, dalla sua forza vitale, dal suo temperamento, ma anche
dalle sue unità di misura. Anche nel dominio dell’attrazione si manifesta l’accelerazione.
Osservando un frammento di ferro che sia entrato in un campo elettromagnetico, noteremo
dapprima una serie di movimenti indeterminati e, successivamente, un repentino avvicinamento.
L’ago magnetico segue un’attrazione cosmica. Il magnete è il futuro;
l’effetto che esso produce non è diverso da quello del passato. La più profonda
identità di attrazione e spinta ha luogo al di fuori del tempo, tanto per il
mondo meccanico quanto per il mondo organico.
Per poterla comprendere occorre un certo acume delle capacità critiche
e conoscitive dello Spirito.
Il metafisico, ma non solo il metafisico, si chiederà in che misura a
un unico, identico processo concorrano l’azione umana da una parte e
l’attrazione del destino dall’altra. Il che, tradotto nel nostro linguaggio
significa:
“in che proporzione le forze
umane e le forze cosmiche contribuiscono all’accelerazione della nostra svolta?”
In che modo il piano del mondo, in cui si assommano i piani statali,
è coordinato al piano della terra, o in che modo la rivoluzione del
mondo è coordinata alla rivoluzione della terra?
Dipende tutto da una soltanto di queste due forze?
E sono esse in opposizione tra di loro?
Agiscono alternativamente in maniera complementare, o sono invece identiche
e cadono sotto i nostri sensi come due metà speculari?
Non si tratta di domande puramente speculative e teoretiche: sono domande
fondamentali che riguardano la potenza. Occorre affrontarle per valutare
non solo la posizione, ma anche il movimento possibile all’interno di tale posizione.
Colui che oggi abbia compreso ciò di cui la terra ha bisogno guadagna
una posizione di privilegio rispetto alle esigenze storiche. Se costui vorrà
operare dei cambiamenti, incontrerà un’opposizione più debole, se vorrà conservare
la sua posizione, troverà un terreno più saldo di colui che, indipendentemente
dalla prospettiva da cui muove, limiterà il suo sguardo a un singolo ambito.
Nel luogo in cui si incontrano necessità e libertà, dove è possibile comprendere
l’identità di spinta e attrazione, la vista si rischiara in maniera tale che
gli oggetti che le si presentano non potranno essere deformati oltremisura né
dalla volontà né dal timore. Vogliamo qui sottolineare uno degli elementi più importanti
per la nostra ricerca, ciò da cui ha preso le mosse il nostro discorso: vale a
dire lo Stato che, in quanto status, corrisponde strettamente allo stare o al
suo sussistere.
In effetti è certamente il caso di riflettere su questo status, che determina
oggi, più di altri elementi, ogni nostro agire e soffrire, che dà forma alla
nostra esistenza fin nei dettagli. Alle sue esigenze vengono subordinate tutte
le altre. Esso è il leone che non solo pretende la prima porzione, ma decide
anche della ripartizione di ciò che rimane. Si è da tempo concluso a suo favore
il conflitto che attraverso i secoli ha visto opporsi papi, imperatori, re e cancellieri.
I confini degli Stati sono tracciati in maniera più netta di quelli che
un tempo delimitavano o intersecavano gli antichi regni e territori, spesso
passando attraverso comunità di popoli, razze, linguaggi e culture. Non è la società
che nello Stato prende la sua forma, ma lo Stato che determina la forma
della società, fin nelle sue cellule, nelle famiglie.
…Alla fine lo Stato dispone tutto sullo stesso livello e attira verso
di sé anche quelle esigenze che la natura desta negli uomini e nei popoli: le
cure che ruotano e che sono ruotate da sempre, con l’avvicendarsi degli astri,
attorno alla semina e alla raccolta, l’estate e l’inverno, le emergenze imposte
dall’acqua, dal fuoco, dalla fame.
Il fatto che, per le suddette ragioni, il peso dello Stato divenga gravoso
per il singolo non è cosa cui ci si debba necessariamente opporre, specie se si
pensa che anche prima l’esistenza umana ha avuto le sue ombre, e che dunque
dobbiamo sottrarre al peso assoluto che oggi ci opprime solo ciò che fa capo a
una mutata ripartizione degli oneri. La qual cosa si rende evidente soprattutto
in quella parte dello Stato in cui esso si manifesta come principio di
assicurazione, stato sociale, stato assistenziale.
…Anche lo Stato non è escluso dal grande movimento che si compie accelerando...
Il moto non lo attraversa come l’acqua che solleva un corpo e fluisce
attraverso di esso. Certamente lo Stato stesso contribuisce al movimento: ne dipende
quella parte del movimento determinata dalla pianificazione e dalla libera
volontà umana. La spinta esercita però il suo effetto al di sotto dello Stato e
dei suoi fondamenti, che non poggiano su una base etica né fattuale. Per tale ragione
slittano e si spostano le definizioni e le divisioni di confine stabilite in
senso politico, giuridico e morale: esse assumono una struttura ambigua,
elastica…
(E. Junger, Lo stato mondiale)
(per diritto citazione art.70 Legge 22/04/1941
n. 633)
Ho (ri)letto
quanto si dovrebbe analizzare e rapportare agli odierni tempi in medesimo modo
transitati, ragion per cui, siamo entrati in un particolare ‘campo magnetico’
(non ho riproposto casualmente questo ‘passo’ d’apertura per l’ingresso ad una
più ampia ‘valle’…) ‘umano’ che forse con l’‘umano’ così come intendiamo tal
termine proiettato nella vasta predisposizione privilegiata verso la Natura
donde il vero ‘campo magnetico’ deriva poco ha da condividere, creato più
propriamente da una condizione in cui una invisibile e visibile economia
richiede un imprevisto ‘intervento tellurico’ per rapportare alle dovute
esigenze dagli ‘umani detti’ e convenuti entro e fuori le proprie ed altrui
mura le condizioni proprie su come si pensa uno Stato derivato da un Feudo e
questo da un Impero (ri)divenuto.
Questo è ciò che è avvenuto nel lontano
novembre del 1963, ma io che sono un cultore della Natura e con essa una Terra
che ci sprona assommata al suo Dio che l’ha pur creata, e, ad una verità
universale ai più se non a tutti negata, provo a, prendendo in prestito le
sagge intuizioni di Junger, riportare il magnete detto nel dovuto ‘campo
magnetico’ e riformulare non tanto un linguaggio astratto e metafisico, ma
evidenziare semmai come ‘singole o molteplici urgenze e/o esigenze’ per taluni
i quali interpretando lo Stato di diritto anch’esso ‘evoluto’ possano creare un
loro ‘campo magnetico’ sia per gli eventi passati che quelli futuri e di
conseguenza manipolare l’‘elemento transitato’ il quale in entrambe i casi rilevato
e rivelato da medesimo ago magnetico.
Ed allora
non nasce solo una questione ‘geopolitica’ abbinata alla dovuta ‘geostrategia’
ma ci spostiamo nel vasto ed antico terreno della Filosofia, il che vuol dire
riproporre quel modello di stato adottato - comprese le dovute analisi
comunitarie - in quanto il ‘Forestaro’ detto primo attore della politica ma non
certo Filosofo, e da buon politico
analizza e osserva la propria posizione ove richiamato dalla cancelleria,
ennesimo campo magnetico ove ognun dipende ed ove ognun cerca - come sopra
detto - di conservare ampliare o al contrario creare le dovute opposizioni nel
clima e spirito della ‘propria terra’ (una metafora citata frequentemente ‘dal
e nel’ consenso d’ogni Forestaro detto e non detto…).
Allora
dobbiamo in ragione dello Stato nominato rapportato ad un più vasto medesimo Stato
Comunitario nel rapporto del tutto societario instaurato con i principi che
l’hanno motivato nei fondamenti del ‘diritto’ disquisito negato, osservare
l’intera geografia donde ogni ‘Forestaro’ e la sua natura e terra deriva, e
come poter intraprendere non tanto una lotta politica di ‘geostrategia
universale’, ma come rapportarci ai nostri stessi ‘geni’ che come il
sottoscritto cercano di studiarne e delinearne l’impropria natura da codesta ed
altrui Foresta meditata... da medesimo Eremo…
Cioè, per
esser ‘velatamente' più chiaro alla natura della ‘genetica’ la quale nella sua
antropologica consistenza riporta il problema fra ‘inferiore’ e ‘superiore’ e
questi con la terra come ogni pianta che dalle radici matura al sole e linfa
della vita (per ognuno compreso l’uomo).
Purtroppo
per ordine della storia quanto rappresentato ed analizzato da Junger con una
notevole ‘metafora’ o se preferite simmetrica-profetica-convergenza è un
fenomeno filosoficamente superato, giacché in questa sede non si vuol formulare
un nuovo ‘erbario’ tantomeno per aver radici ben salde in terra ripensare
utopisticamente l’intero assetto mondiale e comunitario concretizzato in menti
eccelse e/o inferiori, semmai ‘concretizzare’ ed ‘idealizzare’ il nostro ed
altrui comportamento alle esigenze mondiali di nuovi e frequenti eventi ‘tellurici’
di popoli e razze migrazioni e calamità in ogni Secolo transitate.
Per
questo l’esempio di Kennedy e Oswald, giacché entrano in gioco quei fattori
analizzati anche da Junger, cioè la tecnica del nostro tempo e l’intera
economia e non solo bellica che ne deriva.
Siamo
sottoposti a questo evento tellurico che qualcuno detenendo un improprio vasto
campo magnetico vorrebbe risolvere a
proprio favore una determinata economia, e questo non è falsa utopia ma
prender atto che purtroppo lo scenario si muove con tali intenti, ed allora
l’unica possibilità di una probabile via di salvezza prima della ‘curva’ del
gran big-bang o lo ‘sparo della collinetta’ in nome di medesima ‘materia’, è l’urgenza
di dover riformulare il nostro ed altrui rapporto in misura con il prossimo
soprattutto se Straniero, cioè il nostro Stato in misura ad altri e con essi
una possibile comunitaria convivenza evoluta dal e nel ‘diritto’ detto.
E’ certo,
come avvenne e odiernamente avviene anche nel grande Impero, ciò che
motivato da un imperatore ed un papa per quella sfida verso un’isola che nel
1963 fu oggetto di tanto clamore, suscita l’attuale attenzione, soprattutto quando
con l’avvento di un terremoto dovuto ad un sotterraneo movimento ha valorizzato
un diverso intento cancellando l’utopia del nuovo.
Da qui
consensi o dissensi sopradetti dal Filosofo…
E da qui possiamo meditare in medesima
filosofica pretesa ciò che avviene costantemente nell’odierno nostro cammino, e
di conseguenza, se pur apparentemente motivi luoghi e eventi di diverso profilo
e spessore, meditare cosa significa il convivere e saper rapportare lo Stato nelle
dovute condizioni e queste con le medesime altre (ragion di ugual diritto alla
vita nella comunità interpretata ed evoluta) di diversi stati che sappiano
esulare dal falso motivo, in verità e per il vero, ‘contrario alla terra’ quale
altrettanto falso slogan d’ogni Forestaro incaricato dal popolo della stessa nell’improprio
uso d’una comune Natura.
Un sud,
in America conservatore per antica colonica discendenza, ed un Europa
ugualmente divisa nell’opposto, un nord ricco e chiuso entro il suo antico
impero e perimetro e un sud, come ora, proiettato verso l’utopia di una diversa
filosofia.
Meditare
la migliore soluzione mi par un enunciato che risolleverebbe e risolverebbe l’Anima
quanto lo Spirito di Kennedy e l’intera sua Terra proiezione di un Impero - uno
dei due verso miseri stati di medesimo Universo…
E come -
se pur in apparenza distante - il tiro preciso di un fucile da cui il Filosofo
citato come il sottoscritto per medesimi due (fucili) incriminati prendere e sottoscrivere le dovute e debite
distanze!
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