CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

sabato 1 settembre 2018

L’INVISIBILE & ODIERNA DANZA DELLA MORTE










































Prosegue per:

Medesime Vette (2)














Le nostre montagne, le quali entrano propriamente a formare la gran fascia montuosa, che per avviso del eccellentissimo Sig. Pallas attraversa tutto il Globo fra il quarantesimo e cinquantesimo grado di latitudine settentrionale, degradano tutte di altezza verso il piano di Lombardia, dove stessamente vengono a mettere le principali valli delle quali elleno restano separate. Alcune di queste montagne sono di pietra calcare, e posseggono de’ grandi banchi di marmo: alcune (sono queste le più prossime al nostro confine settentrionale) di una pietra granitosa, e schisto-micacea: e altre (le più vicine alla pianura) sono conformate di una pie tra arenaria calcareo-quarzosa, molto utilmente adoperata nelle fabbriche, e nel selciamento delle strade; e la più fina della quale viene impiegata nelle coti per aguzzare il filo ai ferri da taglio. Alcune sono acumi nate e piramidali, altre come recise e compianate, e al tre coperte di boschi e di pascoli, e altre nude in gran parte, o anche affatto, di terra, e di vegetabili. Molte sono strateggiate, ed alcune a gruppi (segnatamente le granitose e le schisto-micacee), e a massi sterminati, senza stratificazione, sicché nulla offrono, che rassomiglj ad un opera fatta a pezzi, e colla successione de tempi. Moltissime di esse si veggono fatte a guglie scarpate acute, altre a massi sterminati pendenti, tutti corrosi rovesciati, e nella cima fatte a merlatura; insomma capaci in tutto d’ispirarci orrore, e di dinotarci la desolazione, che devono aver riportata dalla longevità del nostro Pianeta, e dagli incalcolabili spaventosi avvenimenti sofferti da esso lui sì nella primitiva sua configuraziome, sortito dalla onnipossente mano del Dio Creatore, che dappoi nella successione de’tempi….




…Come vedete - signor miei - proseguo or danzando or pregando ma sempre e comunque sia a pie uniti e/o infermi dalla la morte… accompagnato…

Qual morte direte e domandirete voi?

Non vi vuol mica offendere codesto zingaro da strapazzo!

…E se qualcuno o tutti per questo ed altro motivo mi chiedono o pretendono il passo – negato – giacché qui indistintamente ‘cavalieri’ titolati per medesima ‘danza’ acclamati, io rispondo al pari loro - che lo passo vien ceduto solo per titoli di avi quivi rimembrati - ed i miei - signor ‘Cacestruzzi’  accompagnato dall’arguto e dotto ingegnere illuminato – non son meno dei vostri, perché fra i miei avi posso contare (così almeno ricorda il curato non del tutto indottrinato) tante anime per tutte le dighe ben contenute affluire verso una forzata discesa che ognun di loro pur non rimembra né ossa né gesta; eppure hanno composto l’invisibile storia, strato per strato zolla per zolla, e di lor non rimane che un cimitero una lapide e neppure un motto o forse una lieve frescura come quel vento che di sera porta la vera preghiera circa l’ordine smarrito della vita e con lei il Sentiero dismesso…

V’erano uomini umili lavoratori della zolla non men che della pietra e anche cacciatori se pur preferiamo altri frutti della selva, perché ognun porta seco l’Anima della Terra (scusate questa antica e certo non nuova Eresia); poi eretici e non solo quelli titolati di Bibbia, ma ‘anco’ chi credea e sperava in un nuovo soffio di vita che era… e qualcuno per sempre l’ha rubata come ogni tomo che accompagna il solitario mio ed altrui cammino nella costante preghiera dell’Anima persa proprio per quei Sentieri ove molti come me medesimo pregarono ugual filosofica ‘dottrina’…




- Perché - domandirete voi?

…Perché se un’èra non troppo remota dai carotaggi rilevati e mirati o fors’anche rimembrati qual antiche visioni d’un tempo per sempre perduto, debbo pur dire dal bellissimo luogo qual zingaro or mi trovo, che l’invisibile morte ci accompagna lungo il periglioso cammino; tutto il progresso è salito fin sulla vetta diga ove un tempo si voleva conquistarne non solo la cima, ed il fiume mi suggerisce, quello non costretto entro la ‘cella’ ma libero e più Serio antico elemento, che tutta la montagna hanno ora non solo scavato ma anco divorato qual fiero pasto comandato da una Genesi non del tutto condivisa…

…Ed io Eretico per mia antica natura (ancor più pazzo e zingaro di pria), debbo ispirarmi all’urlo taciuto che solitario dal ghiaccio e neve  scioglie il suo ed altrui pianto qual ululato accompagnato: dama incarnata tirare la Vela ispirata nuotare e navigare attraverso mare di roccia di nuovo incarnata…

…Scendere a formare l’Anima e lo Spirito o meglio ricomporre quanto abbiam perso o fors’anche dismesso in nome e per conto del progresso. Così signor Cimento di cognome Cemento a te abdico e dedico codesto canto e non solo d’unanime disprezzo ma anco d’un antico rimpianto per ciò che stiamo perdendo ma altri dicono solo guadagnando….

…Ed allora mi son iscritto alla Lega, narrerò qualcosa di questa dottrina, mentre da zingaro vestito o forse solo Ulisse rimpianto cercavo la montagna persa nell’incanto d’una nuova geometria invadere la mia quanto la vostra fervida compianta intelligenza…

…Ecco un primo già nominato titolo non meno di avo antico…




…Il Serio, il Brembo, il Cherio, e l’Olio sono i nostri fiumi principali. Il Serio ha la sua origine nella Valbondione, ed uscito da questa, entra subito nella propria mente detta Valseriana….

Infatti Proseguendo la strada per Clusone dal detto Ponte di Fontanelle sino al Porton di Clusone mantiene la strada la Comun di Clusone – Da detto Portone sino al termine di Castione presso la Villa di questo nome da Castione al così detto Giogo di Val di Scalve – dal Ponte delle Fontanelle - al Giogo di Castione in tutto Da Clusone a Castione viene mantenuta la strada delle Comuni di Clusone, di Rovetta, Onore, e Castione. Da Bergamo al Zof, o Giogo di Castione –   Proseguendo la strada dal Ponte delle Fontanelle dietro il Serio. Da detto Ponte a quello di Villa d’Ogna – E la strada viene mantenuta dalle Comuni di Parre e da altra detta Martorasso. Dal Ponte di Villa d’Ogna sino al termine di Gromo superiormente di Ardesio la strada si mantiene dalle Comuni della Quadra d’Ardesio, e da quella di Parre  – Dal detto termine di Gromo sino all’ultimo confine della Valle Seriana presso Fiumenero, ingresso di Val Bondione appartenenza della Giurisdizione di Val di Scalve – E questo tratto di strada si mantiene dalle Comuni di Gromo e di Gandellino. Aggiunto il tratto da Bergamo al Ponte delle Fontanelle i Ponti della Nesa, di Lucio, di Carso, d’Albina, della Vertova, del Riso, di Nozza, e di Fontanelle, di Villa d’Ogna, di Briolta, di Galbiasca, del Goleo, e il Ponte nuovo sono mantenuti tutti dalla Valseriana. 




Il Ponte sopra il Serio tra Alzano Maggiore e Alzano minore viene conservato dal Dipartimento. La strada dunque da Bergamo al Giogo di Castione - Da Bergamo a Fiumenero Valbondione - Questa strada è la più interessante il Dipartimento, per conto del Lanificio, e della Mineralogia. Essa scarica a Bergamo tutti i prodotti dell’uno e dell’altra, i quali quivi sono i più abbondanti. La Valbondione, e la Valle di Scalve spediscono il ferro in ghise, e molto anche in opera a Clusone; e si convoglia alla Città per questa strada. I panni, le saglie, le peine, e le altre manifatture di lana, la cui fabbrica fiorisce in Gandino, in Leffe, in Vertova, e in quelle adiacenze, tutte si traducono a Bergamo per la via medesima. Serve anche allo scaricamento di tutti gli altri prodotti di natura e d’arte, e di quant’altro vi si trova. ln Valbondione, e in Val di Scalve, colle quali comunica questa grande strada, sono i passaggi nella Valtellina, non frequentati però mai, se non se nell’occasione della introduzione delle bestie bovine, e dei greggi di provenienza dalle alpi Retiche, e dalla Valcamonica…

Salute ed ossequio
MAIRONI DAPONTE




…E mentre rimembravo con tal avo incamminato e proteso presso l’umile suo Servizio diviso fra il Sapere e la volontà - l’antiva volontà e dottrina - d’ogni Anima comandata ed abdicata verso il Sentiero della Vita, ricordando lui che pur siam tutti Stranieri, e lui di rimando mi risponde esser più Straniero giacché della Lega…(1*)…

…E mentre tal Dialogo da Lega a Lega procedeva e regrediva incontrai uno zingaro anche lui rimembrare  cogitare ed incarnare nel Solitario passo del suo ed altrui cammino lo Spirito smarrito…




Uno zingaro?

Ma ce n’ha ancora degli zingari, fuorché nella Russia e nel Trovatore?

Perché, non ce ne dovrebbe più essere?

Lo zingaro non è forse un pensiero errante di paese in paese, facendo suo con ardita frode quanto non gli verrebbe concesso dall'umana avarizia? Ammesso — il che veramente non so — il paragone, lo zingaro può avere subito trasformazioni, non mai essersi perduto.

Permettete, signor mio, che io cerchi di vincere, s’è possibile, la vostra ritrosìa nell’accettarmi a compagno, evocando i benigni influssi dell’eloquenza tradizionale de’miei avi novellatori e poeti: tolleratemi dieci minuti... Non sono discreto?

Né spendete tanti a sopportare il trionfo della ciarla su pelle gazzette e nei parlamenti!

La storia dell’umanità nella nostra tribù dividiamo in tre ère: la scoperta della foglia di fico, quella dell’America e questa della fotografia. Dopo la fatale scoperta dei primi nostri nonni, ecco l’uomo-zingaro che migrando dall’Asia percorre poco alla volta le plaghe mondiali, lasciando qua e là un lambello del suo saio. Quell’età non avendo lasciato giornali, né ritratti d’illustri contemporanei, per mancanza di sicuri documenti veniamo alla seconda. Scoperta l’America, gli zingari si precipitano su di essa: a sentirli sono venuti a seminare la libertà e le patate; tutto d’allora in poi deve spirare amore, felicità. Mentre gli umanitarii cianciano di quest’inezia di riformare quel mondo, pillottando colle solite spezie della cristiana uguaglianza e dei civili diritti la tiritera; mentre gl’indigeni buoni e semplici come un popolo che non sa un’acca di mutuo soccorso e di monte di pietà, aprono un tanto di bocca dalla meraviglia, i missionarii (1* bis)..... 




...iniziano la riforma facendo scomparire nell’abisso delle loro tasche i tesori di quelle fortunate contrade: siccome però il mestiere di moralista è meno facile di quanto si crede, il tiro si scopre, proteste, recriminazioni, rivolta; il torto è necessariamente degli Americani poiché l’astuzia, la forza è agli zingari. I quali, smessi i lenocini della ciaccola, pagano a misura di carbone la cordiale ospitalità americana. Un bel dì però, per solenne grazia del proverbio, il gruppo venne al pettine, e gli zingari, scardassati addovere, sono costretti ad alzare i tacchi da quella terra non ancora matura.

— Ma — lasciando la storia in disparte — questi non mi paiono gli zingari della tradizione....

— Eh! pensate se li conosco!

Lo zingaro è volgarmente un vagabondo che va dicendo la buona ventura nelle capanne del contadino, pei trivii, nelle osterie e nelle canove in tempo di mercati, di fiere e di feste; sa rattoppare qualche volta i caldani e le pentole; compone farmachi e filtri preziosissimi; vende ai più generosi il prezioso segreto — oh! datene un po’ anc’ame per amore di Dio! — di farsi amare; commuta minuterie dorate senza valore con antichi smanigli d’oro, non perdendo il destro d’accalappiarvi con quella sua cera da nesci e di farvi sparire di mano l’anello che ricusaste di vendergli. Ma ora tutta questa scienza a che può ancora servire? Vendono tuttora augurii di nozze e predizioni di fortuna? 0, visto che nella capanna affumicata del contadino, comincia a penetrare la luce che guizza dai centri di civiltà e di corruzione, lo zingaro, nascosti nella foresta il tamburo, le nacchere, le carte divinatrici e la non più magica bacchetta, non è entrato di contrabbando nella città, e con mille vicende di fogge e di fortuna, non s'è fatto ora sollecitatore d’impieghi o tagliaborse, letterato di plagi e d’occasione, giornalista o mezzano? E la scienza per cui gli riusciva di imbarcare il lunario nei boschi deserti, fra i monti incresciosi, sarà poi si feconda in espedienti da….

(VALENTINO CARRERA)

(Per quel che concerne gli asterischi (*) [1] in rif. alla Lega di seguito narrando l’Eretico periglioso Viaggio da lega a nodo a vento nel dovuto Tempo…  diremo….)

















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