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La 'Questio' della genuinità (53/2)
Prosegue nella...
Lettera dei F.lli Guerci: Guarda O'Mar quanto è bello (55)
Pur volendo esprimere ferma volontà così come
nel caso (dei
manoscritti) precedentemente adottati circa l’autenticità di buon grado misurata per
ogni Evento e non solo quello inerente all’Archeologia nell’astenermi da
qualsiasi commento, lasciando che le pagine e i documenti storici parlassero da
soli, adotto un valido esempio già espresso e riportato nel caso del reverendo
e del professore fra ciò che distingue e differenzia Pionieri
e Nativi, come potete ben leggere (…..): rappresentando l’incontro fra
scienza progresso conquista ricerca... e fede, le quali, in medesimo ‘Grande
Gioco’ mi hanno indotto ad una breve riflessione per ciò di cui si compone la
Commedia recitata con gli eterni attori in ugual palcoscenico…
E se pur in taluni atti Drammatica, come Harbin
la città transitata pedina di una scacchiera molto più vasta, non posso
trattenermi nel ridere per ciò di cui si compone l’odierna Grande Notizia con
il Papero
e Putzi in trepida attesa non meno del cosacco nostrano accompagnato dal
bambino napoletano… circa l’Eterno
avvistato da un mare piatto agitato….
Sottolineando che il Progresso così consumato e
transitato qual Iceberg avvistato partorire di continuo mostri e non certi Geni
il che ci induce a rifletterne spessore consistenza e logica adottata
mettendone in dubbio ogni singola lettera di codesta grammatica sconnessa
comporre l’autentico male in Terra…
Forse una sorta di personale o impersonale
lettera senza alcun destinatario specifico.
Semplici considerazioni...
Questo un tema ampiamente dibattuto, ed anche
se non per mirati interessi ho parteggiato dalla parte del reverendo nel caso
della contesa fra Bridges e Cook circa il vero e il falso, certo posso capire
le motivazioni del pioniere scienziato... e conquistatore artico.
Certo per chi abbia dimestichezza con Cook
sappiamo non essere nuovo a queste vicende, ricordiamo la difficile
controversia per il primato della conquista del Polo. Una vicenda
tutta americana, senza contorni coloniali i quali possono conferirne il
sospetto (per me quanto per il reverendo) di un ‘conservatorismo’ in ambito
politico una vicenda la quale rappresentò lo scienziato di nuovo in odor di ‘frode’
e ‘sete’ di arrivismo e che lo vide primo attore ‘artico’.
Forse sottilmente questo aspetto (colono-conservatore)
è stato presentato dal capitano della Belgica, il quale ci informa della
condotta del Bridges nella colonia da lui gestita, poi però nel giro di poche
pagine cambia opinione sul famoso colono in maniera inaspettata.., comunque lo ‘dipinge’
come un personaggio a caccia della buona fede altrui.
Ugual ‘buona fede’ dello ‘scienziato
progressista’ a danno del ‘conservatore colono’.
Comunque, pur avendo manifestato il proposito
di astenermi da qualsiasi considerazione e lasciare quindi il giudizio ai
lettori, se ve ne fossero, credo e ripeto che la vicenda del dizionario e del
suo autore e la lingua perduta, così come testi antichi trafugati cercati e poi tradotti quali tesori
inestimabili appartenenti ad un più vasto Gioco ove lo Spirito riesumato nulla
hanno da condividere con la ‘materia’ in cerca di gloria con i relativi falsi appartenere al vasto ed
odierno mondo rappresentato, i quali, al meglio nel velato intento, appunto, lo
inscenano mantenendo costanti invariabili affinché un determinato Potere che da
ciò ne deriva così come la cultura ben controllata rimangano inalterati qual
(eterno) Eco di un rogo o uno sparo da una torre quanto da una collina ottimi
timonieri per chi transita in differente principio nella Rosa araldo e bussola
circa la Verità ogni Verità corrotta…
…Siano il pretesto di una riflessione di più
ampio respiro.
La Storia è fatta dai conquistatori, in questo
caso dovremmo decidere chi è il conquistatore chi il colono e chi l’ecologo-ricercatore
propriamente detto dell’intera vicenda.
Le fonti sono attendibili, certo se avessi
potuto tradurre l’opera del Cook in merito allo stesso viaggio avremmo avuto un
terzo punto di
vista che può aiutarci ancor di più nel giudizio dell’intera Storia detta. Perché è proprio di Storia che qui si parla, fatti e cronache di storia nel difficile terreno che corre e divide il pioniere dal nativo.
vista che può aiutarci ancor di più nel giudizio dell’intera Storia detta. Perché è proprio di Storia che qui si parla, fatti e cronache di storia nel difficile terreno che corre e divide il pioniere dal nativo.
Argomento ampiamente trattato ampiamente
documentato ampiamente criticato ampiamente sfruttato.
Argomento che ha alimentato innumerevoli esami
di coscienza sempre dopo mai durante; argomento che ha sempre conferito l’illusione
di potere, e di contro, profonda riflessione su come il fenomeno si consolida all’interno della Storia.
di potere, e di contro, profonda riflessione su come il fenomeno si consolida all’interno della Storia.
La Storia, appunto è il nostro argomento.
Questo tengo a precisarlo perché quale gnostico
e forse anche un po’ Eretico penso che la Storia sia dettata da fenomeni
ciclici riflessi nella costanza della sua misura, il Tempo, quindi nella realtà
dei fatti non vi sono cambiamenti specifici a parte quelli che riteniamo
quantificabili e misurati dal progresso, nell’ ‘evento’ della storia fra una frazione
di Tempo e l’altra...
Ciò può apparire non gradito e sicuramente così
è!
Può apparire blasfemo, e sicuramente lo è.
Può apparire superficiale...
E sicuramente... non lo è...
Innanzitutto esaminiamo la prima Eresia:
la scienza come la Spia incontrano la Fede, pensa
di preservare un enorme tesoro o meglio di studiarlo per conferire una
giustificazione alla loro motivazione di partenza: il viaggio; quale fonte di
ricerca scoperta studio confronto dibattito analisi divulgazione. Poi, però,
scopriamo taluni scienziati (e non tutti) ed esploratori essere i peggiori
colonizzatori. Prendiamo atto con acume e fondato rigore scientifico, lo stesso
dei nostri illustri scienziati, che ogni fine giustifica ogni mezzo adottato per
l’obiettivo prefissato.
Cosa li divide dai coloni e li accomuna e fraternizza ai nativi?
Qualche caramella?
Qualche perlina?
Qualche parola di conforto per le loro e nostre
coscienze?
Certo, quale Eretico avrei dovuto convenire immediatamente con le note in merito del capitano della Belgica circa le enormi difficoltà dei
nativi, del loro numero e della difficile sopravvivenza in un ambiente dove poco tempo prima erano una razza affermata. Però ho scorto anche delle contraddizioni di fondo per la durata dell’intero libro, ho scorto delle giustificazioni volutamente e volontariamente apportate per rendere sensazionale l’intero evento il quale può giustificare un viaggio così bene sponsorizzato nell’arco di ‘lunghi quindici mesi’ che appaiono secoli dinnanzi ad una vita intera spesa per uno sforzo, una volontà, una coscienza dedicata ad un impegno non richiesto, e il cui valore si è ridotto ad un gesto di pochi minuti per ridurla a meno del valore di una perlina o caramellina... offerta al nativo quanto al reverendo...
O qual si voglia uomo di Spirito armato di sani
Principi di Fede…
Di buona Fede diluita nei Secoli…
Ed i Secoli parlare loro….
Una vita e pochi mesi, quale occhio e quale
macchina fotografica può essere veramente attendibile per quella fotografia che
noi nominiamo
Anima... se la scienza ne riconosce una...
Anima... se la scienza ne riconosce una...
Se il Progresso ne conosce una…
Se l’Economia ne riconosce alcuna…
Se il Potere e la materia che ne deriva possono
dettare la loro impropria fotografia…
Ecco l’Eresia....
Ecco apparire di nuovo il cieco alla Torre
privare della vera vista…
Quale occhio può essere attendibile?
L’occhio prodigioso di Cook e tutti i suoi
consimili... o una vita intera spesa per un’Anima.., e quale valore è concesso
e con quale valore viene giudicato l’impegno...
Anche io spesso mi trovo di fronte allo stesso
problema per scoprire con amarezza che i nemici della costante volontà gratuita
di cultura crescono nel rigoglioso terreno ben retribuito ...della stessa
cultura e molto spesso della scienza. Coloro i quali spesso amano
definirsi ‘progressisti’ medesima specie dei conservatori avversati. Su questo
dovremmo porre il dovuto confronto fra ‘ricercatore’ propriamente detto e ‘colono’
propriamente detto il qual da per scontato l’utilizzo improprio del potere
offerto valicare ogni confine concesso.
Cosa
significa questo confronto.
Lo spiego in termini letterari e forse non propriamente scientifici.
Quando precedentemente in diversi Post ho fatto
riferimento al genio di Faulkner non ho accennato al grande dilemma rilevato
nei suoi scritti, intendiamoci non sono una Pivano, ho letto qualcosa di lui,
del suo tempo e della sua difficile biografia; felice in facile apparenza. Dicevo...
il grande dilemma il grande complesso di colpa il peccato di un intero popolo
dinnanzi ad una terra ugualmente conquistata e colonizzata: la macchia della
schiavitù, il fardello dell’uomo del sud in riferimento alla difficile colpa
della schiavitù della quale sembra riscattarne il peccato instaurando con lo
schiavo un rapporto ‘ecologicamente’ emancipato. Nel quale nutre per lo schiavo
un rapporto di colpa che lo spinge a permettere il graduale inserimento nella comunità dei piccoli
proprietari. Se confrontato lo stesso senso di colpa con l’acume di un
Tacqueville, si noteranno le stesse differenze e simmetrie che corrono fra
Bridges il reverendo e Cook lo scienziato.
Tocqueville ad una attenta e minuziosa
osservazione fra il rosso ed il nero, cioè, fra il negro importato schiavo ed
il libero indiano, ci offre in
merito al primo una descrizione che oserei definire razzista progressista. Piange le sorti del negro e ne canta, peggio di un colono, i suoi limiti; parla del rosso e libero indiano, e ne evidenzia la sua uguale sottomissione, forse dimenticando gli innumerevoli anni di colonizzazione francese quando astenendosi da qualsiasi intervento nelle colonie condannarono centinai di indiani alla morte.
merito al primo una descrizione che oserei definire razzista progressista. Piange le sorti del negro e ne canta, peggio di un colono, i suoi limiti; parla del rosso e libero indiano, e ne evidenzia la sua uguale sottomissione, forse dimenticando gli innumerevoli anni di colonizzazione francese quando astenendosi da qualsiasi intervento nelle colonie condannarono centinai di indiani alla morte.
Però, ciò che colpisce nella definizione del
nero, è il freddo formalismo scientifico che lo colloca ad un gradino più in
basso dello stesso suo
consimile il quale è chiamato a condividere ugual disgrazia: l’indiano; e di conseguenza e involontariamente pone l’illuminato suo giudizio ad un gradino più in basso del colono per il quale manifesta diffusa antipatia...
consimile il quale è chiamato a condividere ugual disgrazia: l’indiano; e di conseguenza e involontariamente pone l’illuminato suo giudizio ad un gradino più in basso del colono per il quale manifesta diffusa antipatia...
…Forse trascurando quel reale problema di
coscienza che così bene saprà rilevare lo scrittore, non scienziato…
Il peccato, il problema, la colpa che si
possono leggere nelle bellissime pagine di Faulkner.
Ebbene, pur il primo, Tacqueville, un
illuminista affine alla rivoluzione francese, ed il secondo discendente da una
famiglia di coloni, come altri negli stessi luoghi, si è portati a scorgere più
umanità là dove abbiamo sempre pensato non vene fosse. Dilemmi e conflitti di
coscienza che sfociano in odio e amore. Che sfociano in crisi esistenziali
riflessi nell’Universo dell’intera esistenza e per tutta la durata di questa.
Ecco quindi il confronto fra ricercatore e colono,
nativo e pioniere; fra lo scienziato e colui il quale invece ha cercato di
apportare una propria coltura confrontandola e ‘barrattandola’ non solo come
merce ma anche come pensiero con le stesse ‘specie’ studiate, che noi solitamente
chiamiamo nativi.
Il dilemma è lo stesso dell’Ecologia dei
primordi.
Come porsi in riferimento a questa neonata
materia quando questa era in fase embrionale. Si intuì che il problema delle
specie viventi ed il loro ambiente comportavano una visuale di studio che per essere
attendibile e valida sotto ogni punto di vista per i risultati che voleva e
vuole raggiungere, deve essere innanzitutto obiettiva e specifica, non
trascurando, cioè, tutti quei fenomeni che ne potrebbero limitare la visione
per il suo fine.
Questo lo sforzo unito ad una considerazione o meglio un’analisi corretta del primato scientifico che si prefigge una disciplina evoluta in merito a questa stessa evoluzione, ed in merito a queste stesse considerazioni mi è parso doveroso riscontrare e applicare uguali principi ‘formali’ circa il problema che abbiamo sollevato nel principio della presente, anzi l’intero motivo della presente: Cook lo scienziato e Bridges il colono reverendo, non meno della ‘questio’ circa la genuinità dedotta ma per più che validi motivi adottata per ugual ‘principio formale della Storia’…
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